Quale tampone tra rapido, molecolare e salivare è più efficace? A provare a dare una risposta, intervistato dal Corriere della Sera, ci ha pensato il direttore della microbiologia del policlinico Gemelli Maurizio Sanguinetti, che ha spiegato per filo e per segno le differenze tra i vari test che aiutano a comprendere se si è positivi o meno al Covid: “Quello molecolare ha come bersaglio l’RNA del virus e permette di amplificarne la presenza a partire da una singola molecola di RNA: significa che da una molecola se ne ottengono milioni. Invece il test antigenico rivela solo le proteine del virus presenti nel campione e per questo è meno sensibile. Il prelievo dovrebbe essere eseguito da personale esperto, meglio se in ambedue le narici per aumentare la sensibilità. È sufficiente il tampone naso faringeo, eventualmente aggiungere quello faringeo può aumentare la sensibilità”.



Sui tamponi antigenici Sanguinetti ha poi aggiunto: “Questi test funzionano bene quando i pazienti presentano cariche virali alte, vale a dire quando hanno alte quantità di virus in circolo. È una fase che coincide con i primi giorni di infezione. Una volta che ha colpito le cellule il Sars-CoV-2 ha bisogno di qualche ora per replicarsi quindi l’infezione non può essere intercettata subito e una negatività al test antigenico può essere una falsa negatività. Sarebbe più sicuro che l’esame venisse ripetuto ogni 24 ore in modo sistematico sulla stessa persona così da individuare con maggiore probabilità la fase di carica virale elevata”.



Sanguinetti: “Differenze tra i tanti test, c’è chi ha più affidabilità”

Il direttore della microbiologia del policlinico Gemelli, nel corso della lunga intervista al Corriera, ha aggiunto: “I tamponi antigenici rapidi permettono di applicare una strategia di screening ad ampio spettro. Però bisogna anche mettere in conto che una parte dei casi possono sfuggire. C’è molta differenza fra i diversi tipi di test antigenici rapidi. Se parliamo di quelli offerti in farmacia hanno un livello basso di sensibilità e diagnosticano l’infezione solo se la carica virale è molto alta. I test eseguiti nei laboratori privati, invece, hanno maggiore affidabilità ma anche in questo caso dipende dalla metodica utilizzata”.



“Nei centri pubblici di microbiologia,  come il policlinico Gemelli, per sottoporre a controlli i dipendenti viene offerto un test con una tecnica chiamata “chemiluminescenza” che garantisce buoni risultati. La sensibilità è dieci-cinquanta volte superiore ai test di farmacia che danno risposte rapide, in 5-10 minuti- ha spiegato Sanguinetti-. Nei centri ospedalieri sono disponibili test molecolari rapidi, risultati in 30 minuti, ma è difficile metterli sul territorio in quanto non esiste una rete di laboratori pubblici di microbiologia. Con l’approccio attuale non c’è la certezza di trovare tutti i positivi”.

Sanguinetti: “Green pass e tampone? Meglio 24 ore, anche se…”

Maurizio Sanguinetti non poteva poi esimersi nel dare il proprio parere sulla possibilità di ridurre a 24 ore il tampone necessario per ottenere il Green pass: “Dal punto di vista dell’efficienza clinica sarebbe un buon compromesso ma si tratterebbe di una strategia difficilmente sostenibile dal punto di vista economico da chi ne sostiene il costo. Inoltre essere sottoposti a un prelievo con tampone oro faringeo tutti i giorni non è gradevole“.

Infine il dato sui tamponi salivari: “La saliva è un campione clinico complesso. Nei centri di ricerca test basati su questo prelievo vengono sperimentati con buoni risultati. Sono ormai ben sperimentati anche kit salivari molecolari: la saliva viene raccolta in una spugnetta tenuta in bocca per qualche minuto e poi infilata in un contenitore per l’analisi. Buoni risultati anche qui. Al momento è complesso però metterli in campo su vasta scala”.