Nel 1992 fu tentato un “golpe” per rovesciare la democrazia italiana. Lo denuncia Enzo Carra, ultimo portavoce della Democrazia Cristiana. Prima di morire ha affidato un manoscritto all’amico Vincenzo Scotti, patron di Link Campus ed Eurilink, che è pieno di informazioni e ricostruzioni. Si chiama “L’Ultima Repubblica” e coinvolge uno dei suoi accusatori, Gherardo Colombo, tra i pm più direttamente coinvolti nel suo clamoroso arresto e uno dei protagonisti dell’inchiesta Mani Pulite che rase al suolo la prima Repubblica. L’ex pm rievoca gli eventi di Tangentopoli, errori ed eccessi. Ma è nella sua introduzione che viene squarciato il velo sul segreto dell’operazione, come riporta Il Riformista: «Eppure non una persona sarebbe andata in carcere se, come suggerito nel luglio 1992, ben prima (data la rapidità dell’evolversi di quegli eventi) della nomina di Martinazzoli, la politica avesse scelto di seguire la strada dello scambio tra ricostruzione dei fatti ed estromissione dal processo. Chi avesse raccontato, restituito e temporaneamente abdicato alla vita pubblica non avrebbe più avuto a che fare con la giustizia penale».



Il meccanismo dello scambio a cui si fa riferimento prevedeva che i politici avrebbero dovuto disconoscere il proprio mandato e accettare di dimettersi nelle mani del potere giudiziario per ricevere un salvacondotto in grado di farli uscire indenni da Tangentopoli. In altre parole, nel luglio 1992, quando le indagini erano ancora alle prime battute, fu suggerito ai politici di confessare i propri reati e di uscire dalla vita pubblica in cambio dell’impunità. Infatti, dice che se i politici avessero accettato le condizioni dei pm, non avrebbero avuto a che fare con la giustizia penale. D’altra parte, Gherardo Colombo nel testo riporta il rifiuto della responsabilità della storia: «I partiti sono morti da soli».



“LA TRATTATIVA SEGRETA STATO-TANGENTOPOLI”

Piero Sansonetti sulle colonne de Il Riformista la definisce una trattativa segreta Stato-Tangentopoli, del tutto illegale, perché se ciò che ha raccontato Gherardo Colombo fosse vero, allora il pool avrebbe violato l’articolo 338 che punisce la minaccia al corpo politico con una pena fino a sette anni di reclusione. Ma nella sua ricostruzione dei fatti l’ex pm parla di “politica”, non di singoli politici o imputati. «Se davvero la procura di Milano chiese a quella che allora era la classe dirigente, legittimamente eletta, di farsi da parte, minacciando altrimenti l’arresto e il carcere, compì un atto che è difficile non considerare un vero e proprio colpo di Stato. Non in senso metaforico, simbolico: nel senso pieno e letterale della parola», scrive il giornalista. L’accordo, comunque, non ci fu, questo ricatto non funzionò.



Ma continuarono gli arresti sistematici che eliminarono tutta la classe politica di governo. Dal punto di vista meramente politico, sono rivelazioni che non cambiano nulla, perché è noto che Mani Pulite fu un’operazione politica, ma ricostruire quelle vicende è importante, perché in caso di accordo, la politica si sarebbe trasformata in un esercito di “pentiti” e si sarebbe creato un nuovo assetto di potere, quello giudiziario. «Sapere che almeno una parte della magistratura si mosse violando in modo clamoroso la legalità. Ed è importante accertare come nella storia della repubblica c’è stata una rottura determinata non dal normale svolgimento democratico ma da un Putsch», evidenzia Sansonetti. Tiziana Maiolo, però, va oltre, chiedendo, attraverso le colonne de Il Riformista, di rivelare chi avanzò quella proposta.