Il Tar del Lazio condanna Report e dà ragione all’avvocato Andrea Mascetti, professionista di area Lega e molto vicino ad Attilio Fontana. Il caso si è aperto dopo la puntata “Vassalli, valvassori e valvassini” del 26 ottobre 2020 che indagava sugli appalti pubblici in Lombardia, in particolare il servizio giornalistico che lo riguarda. Il programma lo definì una delle figure più misteriose del mondo leghista. L’avvocato amministrativista entrò agli inizi degli anni ’90 nella Lega, senza però avere mai incarichi ufficiali. Negli anni Mascetti ha collezionato diverse consulenze da parte di enti pubblici guidati dal partito di cui è leader di Matteo Salvini. Ed è appunto su questo che accende i riflettori il programma condotto da Sigfrido Ranucci. Dopo quel servizio, il legale ha chiesto l’accesso agli atti alla Rai, che ha opposto un diniego integrale per diversi motivi, che però il Tar del Lazio con la sua sentenza ha fatto a pezzi. Quindi, Report è stata condannata a svelare le fonti che ha usato per lavorare all’inchiesta su Mascetti.
La Rai «dovrà consentire al ricorrente, entro giorni trenta dalla comunicazione o notificazione (se anteriore) della presente sentenza (18 giugno 2021, ndr), l’accesso agli atti e ai documenti». La sentenza fa riferimento ai documenti connessi «all’attività preparatoria di acquisizione e di raccolta di informazioni riguardanti le prestazioni di carattere professionale svolte dal ricorrente in favore di soggetti pubblici, confluite nell’elaborazione del contenuto del servizio di inchiesta giornalistica mandato in onda, nello specifico avente ad oggetto la rete di rapporti di consulenza professionale instaurati su incarico di enti territoriali e locali».
TAR A REPORT: SVELI FONTI. RANUCCI “VENGANO CON L’ESERCITO”
In altre parole la Rai deve fornire all’avvocato Andrea Mascetti le richieste fatte da Report in merito alle sue consulenze. Ma Viale Mazzini dal canto suo ha fatto sapere di aver dato «mandato per impugnare innanzi al Consiglio di Stato la decisione con la quale l’attività giornalistica, ove svolta dal Servizio Pubblico, è stata inopinatamente assimilata ad un procedimento amministrativo. Rai si attiverà in ogni sede per garantire ai propri giornalisti il pieno esercizio della libertà d’informazione e la tutela delle fonti». La sentenza del Tar del Lazio rappresenta quindi un pericoloso precedente. Lo sa bene Sigfrido Ranucci, che ha definito «gravissima la sentenza», perché «viola la Costituzione, viola la libertà di stampa». Per il conduttore è «una sentenza miope che paragona il lavoro giornalistico a degli atti amministrativi». Ma fa anche differenze tra giornalisti: «Quelli che lavorano nel servizio pubblico non possono tutelare le proprie fonti, gli altri sì». Ma Ranucci alza anche un muro: «Report non svelerà le proprie fonti, non darà gli atti a Mascetti, non lo faremo neppure da morti. Devono venire a prenderli con l’esercito». Al fianco di Report si schierano la Federazione nazionale della stampa e il sindacato dei giornalisti della Rai, l’Usisgrai. In una nota sollecitano anche il governo e il Parlamento riguardo «la necessità di un chiarimento urgente sulla natura giuridica della Rai», in quanto non sono funzionari della Pubblica amministrazione.