A Roma arriverà un commissario per la gestione rifiuti. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dalla giunta Raggi che chiedeva di sospendere la delibera dello scorso maggio con cui la Regione guidata da Nicola Zingaretti ordinava il commissariamento del Campidoglio in materia di rifiuti. Al Comune di Roma erano stati dati due mesi di tempo per individuare le aree in cui realizzare la discarica e i Tmb per il ciclo rifiuti. “Ci assumeremo noi la responsabilità di affrontare e risolvere i problemi della nostra Capitale“, ha detto Nicola Zingaretti.



Un provvedimento che arriva a ridosso delle elezioni per il sindaco della Capitale e che conclude uno scontro tra Comune e Regione che va avanti da mesi. “Il Tar conferma quanto abbiamo sostenuto come giunta Regionale in questi mesi: il problema drammatico dei rifiuti a Roma si è prodotto per incapacità e per una gestione dissennata del ciclo da parte della sindaca Raggi e dell’amministrazione comunale che è inadempiente rispetto alle proprie competenze. Vogliamo Roma pulita e meno tasse per i romani”, ha aggiunto la Regione Lazio.



RIFIUTI, RAGGI DOPO RICORSO BOCCIATO DA TAR LAZIO: “A ROMA MAI UNA DISCARICA”

Dopo la decisione del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso sulla gestione rifiuti a Roma, la sindaca Virginia Raggi ha detto che impugnerà un eventuale atto della Regione guidata da Nicola Zingaretti perché “non ci sarà mai una discarica a Roma, non esistono siti adatti, come certificato dalle cartografie della Città metropolitana”.  Secondo il Tar, nella Capitale c’è “la sussistenza di una oggettiva situazione emergenziale che, come già rilevato con sentenza n. 6274 del 2021, richiede il coinvolgimento di tutti gli Enti preposti alla cura degli interessi del settore e rilevata la insussistenza, allo stato degli atti”.



Ieri il Tar del Lazio si era espresso anche favorevolmente per un’ordinanza della giunta Raggi: i giudici amministrativi hanno respinto il ricorso contro la riapertura della discarica di Albano, presentato dalla sindaca di Roma. Con un’ordinanza, il Tar ha confermato la legittimità del provvedimento perché, secondo i giudici, a fronte delle criticità connesse alla gestione del ciclo dei rifiuti, “non vi è dimostrazione che l’attività autorizzata dall’atto impugnato apporti in sé un aggravamento della contaminazione del sito”.