Il porto di Taranto è al centro di una partita geopolitica importante, tra Occidente e Cina. Con il 5G è, secondo quanto riportato da Repubblica, uno dei tasselli attorno a cui nel nostro Paese si gioca la partita tra Cina e Stati Uniti. Il porto di Taranto sta finendo, infatti, sotto l’influenza cinese. La vicenda risale all’anno scorso, quando la cessione del terminal contenitori, che era controllato da una società di Taiwan, è passato ai turchi di Yilport Holding. Ma un’informativa dell’Aise, il servizio di intelligence estera, ha chiarito che i turchi sono soci della Cosco, compagnia di Stato cinese. A Taranto sta poi per chiudersi l’operazione per l’affidamento dell’area ex yard Belelli al Ferretti group, controllato per l’85% dai cinesi del Weichai Group. Parliamo di una delle aree più grandi del porto: 220mila metri quadrati. Secondo Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale, si tratta di “occasioni importantissime per il nostro porto e per il futuro di Taranto”. La sola operazione Belelli mette sul tavolo un centinaio di milioni e 400 posti di lavoro. La questione però è ben più complessa.



CINA INTERESSA AL PORTO DI TARANTO, VICINO C’È BASE NATO

La Cina è interessata a Taranto perché è cruciale nella via della Seta, il programma di investimenti infrastrutturali per collegare l’Europa all’estremo Oriente. Ma l’ex Belelli si trova a meno di dieci mila dall’insediamento Nato da dove partono le operazioni più delicate del Mediterraneo. Per questo, secondo quanto riportato da Repubblica, il Copasir, che è il Comitato parlamentare per la sicurezza del nostro Paese, ha chiesto un dossier ai servizi segreti. La preoccupazione riguarda le ripercussioni di un’operazione di questo tipo sulla sicurezza nazionale. Inoltre, è emerso che l’operazione è frutto anche di un politico in particolare, il senatore tarantino Mario Turco, esponente M5s, sottosegretario alla presidenza e vicino al premier Giuseppe Conte. Al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, il nuovo corso cinese non spaventa. “Sono investimenti che serviranno a far rinascere la città e a compensare quei posti di lavoro che Ilva sta lasciando per strada”. Antonio Marinaro, presidente di Confindustria Taranto, ha spiegato al quotidiano che la situazione è delicata: “La città ha bisogno di investimenti e di lavoro, Non ci possiamo permettere di soffermarci sulla provenienza degli investitori. Ma sulla loro serietà”.

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