Cuno Tarfusser, sostituto procuratore generale di Milano che ha presentato una richiesta di revisione della condanna ad Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, è stato tra il 2009 e 2018 giudice alla corte penale internazionale dell’Aja, di cui è stato anche vice presidente. A proposito del procedimento per genocidio dei palestinesi intentato dal Sudafrica contro Israele di fronte alla Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, Tarfusser spiega che parlare dei possibili esiti è «assolutamente precoce». Come riportato dall’Ansa, Tarfusser aggiunge che «la causa durerà per qualche mese, salvo eventuali provvedimenti cautelari immediati come ad esempio un ordine di ritiro delle truppe».



Ciò potrebbe avere, secondo l’ex giudice dell’Aja, «un impatto politico ma sicuramente non potrà essere esecutivo, visto che non esiste un soggetto che ha il potere di far eseguire questo tipo di provvedimento e non esiste un modo per sondare nella fase esecutiva la cooperazione degli Stati». Riguardo un eventuale verdetto ai danni di Israele, esso «avrebbe comunque una grossa valenza perché si andrebbe ad aggiungere alla risoluzione Onu per la richiesta del “cessate il fuoco”», aggiunge Tarfusser.



TARFUSSER “CONDOTTA DI ISRAELE NON MOLTO DISSIMILE DA QUELLA DELLA GERMANIA NAZISTA”

Nei giorni scorsi Cuno Tarfusser ha parlato di Israele e del processo all’Aja ai microfoni di Radio 24. «La condotta di Israele nei confronti dei palestinesi, vista da fuori, ha aspetti genocidiari, non solo nelle dichiarazioni di alcune personalità israeliane ma anche in quello che vediamo nelle immagini», ha dichiarato l’ex giudice presso la Corte penale internazionale dell’Aja, come riportato dal Fatto Quotidiano. Ma Tarfusser è arrivato anche a usare toni forti. «A me fa un po’ specie che un paese che, in qualche modo, ha gettato le basi per la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, il 9 dicembre 1948, convenzione ratificata da tutti per quello che ha commesso la Germania nazista, oggi abbia degli atteggiamenti non molto dissimili».



Pur affermando essere «molto cauto nelle espressioni» per via del suo mestiere, Tarfusser ha ammesso che «di fronte a quello che si vede e che sentiamo, rimaniamo abbastanza basiti». A proposito del processo, l’ex giudice dell’Aja ha chiarito che affinché un crimine possa essere definito genocidio, «è necessario dimostrare la volontà di chi agisce, il che è molto difficile da provare». Nel caso di Israele, però, «siamo in qualche modo agevolati perché sentiamo determinate dichiarazioni e guardiamo quello che succede grazie ai moderni mezzi di comunicazione. Quindi, credo che oggi l’intenzione che sta dietro un certo tipo di azione sia più facile da provare rispetto a quanto avvenisse in passato».