La tassa sugli extraprofitti delle banche cambia. Il prelievo verrà calcolato su una base differente: escluso il margine di interesse sui titoli di Stato, inoltre si potrà scegliere se pagare o destinare al patrimonio l’importo della stessa tassa, sospendendone il pagamento. Dopo lunghi confronti e negoziati, nella maggioranza è stato raggiunto l’accordo sulla rimodulazione della tassa. Nelle prossime ore, riporta il Corriere della Sera, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrebbe depositare la novità sotto forma di emendamento al decreto legge che è all’esame delle Commissioni del Senato. A quel punto, la maggioranza potrebbe ritirare le proposte di modifica.



La soluzione escluderebbe il rischio che vengano colpiti i piccoli istituti e di conseguenze sulle future emissioni dei titoli di Stato, ma potrebbe anche tranquillizzare la Banca centrale europea (Bce). D’altra parte, la nuova impostazione della tassa potrebbe ridurre notevolmente il gettito fiscale previsto nel 2024, che il governo vuole destinare in parte al fondo di garanzia per l’acquisto della prima casa. Per quanto riguarda le novità, la prima modifica rilevante riguarda il nuovo tetto massimo all’importo della tassa applicata al margine di interesse. Sarà fissato allo 0,26% dell’attivo “medio ponderato”.



TASSA EXTRAPROFITTI BANCHE: INCASSI DIFFERITI

L’obiettivo del governo è recuperare 2,5-2,7 miliardi di euro dal prelievo anche nella nuova formulazione della tassa sugli extraprofitti delle banche. Stando a quanto riportato dal Corriere, il getto non sarà quantificato, ma la possibilità di procedere con la patrimonializzazione in sospensione di imposta diluisce nel tempo e forse potrebbe ridurre gli incassi previsti. Infatti, la tassa a patrimonio sarà versata all’erario solo quando quel patrimonio verrà distribuito agli azionisti. Questo meccanismo spingerà le banche ad una scelta: pagare gli extraprofitti o usarne una parte per rafforzare il proprio capitale. Un incentivo per le banche più piccole, come quelle popolari che per legge devono già destinare una quota importante degli utili prodotti.



Inoltre, ogni aumento di capitale ha un effetto benefico più che doppio sul patrimonio di vigilanza richiesto dalla Bce agli istituti di credito. Il “parcheggio” della tassa nel patrimonio è un’opzione valida per le banche che devono rafforzarsi, ma potrebbe convenire anche a chi non ha questi problemi. Chi ha seguito il negoziato riferisce al Corriere che la soluzione va incontro alle osservazioni di Christine Lagarde, che aveva espresso il timore che la tassa sugli extraprofitti delle banche avrebbe potuto indebolire le banche.

NUOVA TASSA VA INCONTRO A RICHIESTE BCE

La nuova tassa sugli extraprofitti delle banche smonta anche un’altra osservazione della Bce contro chi ha introdotto questi prelievi, come la Spagna, cioè l’inopportunità di usare il gettito senza indicare la finalizzazione di bilancio. La tassa in Italia verrà usata per rimpinguare i fondi di garanzia per l’accesso delle famiglie ai mutui immobiliari, ma la nuova opzione destina una parte anche al rafforzamento patrimoniale che la Bce ritiene opportuno. L’accordo non prevede però la deducibilità della tassa o la possibilità che venga riconosciuto dal fisco un credito di imposta.

Anche il testo originario del decreto la esclusiva, infatti è rimasta fuori dall’intesa dopo settimane di discussioni. Stando a quanto riportato dal Corriere, questa nuova tassa sugli extraprofitti delle banche viene considerata dalla maggioranza più equa ed equilibrata, quindi non penalizza le piccole banche e soprattutto non quegli istituti che hanno investito nei titoli di Stato sostenendo così i conti pubblici.