MEF SPIEGA LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI DELLE BANCHE

A 24 ore dall’annuncio in CdM della nuova tassa al 40% sugli extraprofitti delle banche per l’anno 2023, il Ministero di Economia e Finanza in una nota esplica nel dettaglio come funziona e come scatterà la manovra sugli “extra-margini” pensata dal Governo Meloni per finanziare il taglio del cuneo fiscale e lo sgravo dei tassi dei mutui saliti in questi ultimi mesi. «La misura proposta dal ministro dell’economia e delle finanze, condivisa e approvata dal Consiglio dei ministri nasce sulla scia di norme già esistenti in Europa in materia di extra margini bancari», si legge nel comunicato del MEF diretto dal Ministro Giancarlo Giorgetti.



Dopo il “tonfo” dei titoli delle banche martedì in Borsa, il Governo interviene per spiegare meglio una nuova tassa “una tantum” molto criticata in ambito liberale: ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, la tassa sugli extraprofitti «prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 % del totale dell’attivo». Il MEF ricorda poi che la base imponibile di questa imposta è determinata «dal maggior valore tra l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022 e l’ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022».



SALVINI E LA LEGA FANNO QUADRATO SULLA TASSA ALLE BANCHE: “OPERA DOVEROSA”

Le banche che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio dalla nota di Bankitalia con plauso del Ministro Giorgetti, conclude il MEF, «non avranno impatti significativi come conseguenza della norma approvata ieri in Cdm». La Lega e il Governo fanno quadrato sulla norma apprezzata dalla sinistra ma molto contestata dagli ambienti liberali di centro e centrodestra: «Obiettivo principale: migliorare la vita delle famiglie stremate da anni allucinanti. La tassazione sui margini banche rientra in una caso ben noto in economia ovvero quello dei “windfall gains”, ovvero utili che arrivano senza meriti. Giusto così», sottolinea il senatore leghista Claudio Borghi postando la foto della riunione di tutto lo stato maggiore economico della Lega martedì mattina (da Salvini a Giorgetti, con tra gli altri Freni, Gusmeroli, Bitonci e Centemero).



Per il vicepremier Matteo Salvini che lunedì in conferenza stampa sul Decreto Asset ha annunciato la tassa sugli extraprofitti delle banche, l’opera fatta dal Governo era «doverosa»: «Vogliamo confermare gli aumenti sugli stipendi e le pensioni anche per l’anno prossimo. Stiamo ragionando anche di detassare gli straordinari, i premi di produttività. Cercheremo di mettere tutti i soldi possibili per aumentare stipendi e pensioni», ha spiegato il Ministro dei Trasporti anticipando alcuni temi della prossima Manovra di Bilancio. Il ragionamento di Salvini è lo stesso del Governo nel varare la nuova tassa: «banche? Un settore che sta facendo miliardi e miliardi di euro di guadagni senza muovere un dito in conseguenza di scelte altrui», ovvero l’aumento dei tassi della BCE per contrastare l’inflazione.

BINI SMAGHI CRITICA LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI: “RISCHI PER CORRENTISTI”

Mentre la Borsa mercoledì mattina è tornata a crescere a Piazza Affari con la netta ripresa dei titoli delle banche ieri in down – «Fineco +5%, Mps sale del 4,6%, Unicredit del 4,3%, Intesa Sanpaolo del 3,2 per cento», rileva l’ANSA – e dunque sembra aver digerito la manovra di tassare gli extraprofitti della banche, resta molta perplessità su analisti ed economisti circa l’intervento retroattivo del Governo, sebbene rimodulato sia nel comunicato di Palazzo Chigi e sia dalla spiegazione tecnica del MEF.

Secondo il presidente di Société Générale e già membro del board BCE, Lorenzo Bini Smaghi – raggiunto da “Open Online” – «Non è vero che gli istituti di credito hanno fatto più profitti rispetto ai servizi, al lusso, all’energia o alla meccanica. Non c’è motivo per penalizzare un comparto anziché un altro: perché creare una tassa ad hoc? Mentre un prelievo su misura per gli utili derivanti da aumenti di prezzi petroliferi può essere giustificato, qui c’è un fenomeno che interessa tutti i settori che è l’inflazione e che ha consentito a molti di questi di avere un aumento di guadagni temporanei. Non vedo perché distinguere le banche dall’automotive o dal farmaceutico». Il rischio ora è che le conseguenze possano essere gravate sui correntisti e semplici cittadini: le banche per erogare, chiosa Bini Smaghi, «hanno bisogno di capitale, che si genera con gli utili. Se questi ultimi li riduciamo tassandoli, si ridurranno anche i prestiti. È una misura che avrà un impatto negativo sulla crescita economica. Ci sarebbe da aggiungere che il confronto con il 2021 per calcolare il margine di interesse è particolarmente distorsivo perché allora i tassi erano negativi e gli utili delle banche molto bassi come evidenziato dalle valorizzazioni».