DA DOVE NASCE IL PIANO LETTA SULLA DOTE 18ENNI
La prima proposta elettorale lanciata da Enrico Letta, la “Dote ai 18enni”, è un’idea che nasce da lontano: in primis, con il tentativo già partorito dal Pd nel pieno del Governo Draghi, con il Premier che stroncò l’idea di finanziare la dote con una tassa patrimoniale di successione sui redditi multimilionari. Ma la proposta di Letta nasce da molto più “lontano” e trova le sue radici in Regno Unito e in Francia: nello specifico, con gli economisti Tony Atkinson e Thomas Piketty autorevoli membri della “galassia” della sinistra economica europea. Ne ha parlato oggi sul “Domani” Stefano Ungaro, provando a spiegare nel dettaglio come assai meglio della proposta di finanziare i giovani con un super-bonus, vi sarebbe l’esperienza francese nel campo della “redistribuzione sociale”.
In Francia infatti è già attiva una duplice misura che io giovani possono adottare in alternativa: il “premio al lavoro” e l’”assegno di accompagnamento per i giovani”. Nel primo caso non vi è un limite d’età ma è normalmente l’under40 a beneficiarne notevolmente: «la prime d’activité è versata come complemento ai lavoratori che guadagnano tra 1000 e 1.800 euro netti al mese (molti di questi sono part time visto che il salario minimo in Francia ammonta a 1.300 euro netti per un tempo pieno)». La seconda misura invece è un’aiuto riservato a 16-25 enni che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro: l’assegno di 500 euro è versato per un massimo ai 18 mesi ed è condizionato alla frequenza di corsi di formazione con obiettivo di inserimento rapido nel mondo professionale. Insomma, per Macron non vi sono doti né “ridistribuzione della ricchezza”: la proposta di Letta dunque non affonda nel “macronismo” bensì, come dicevamo all’inizio, dalla duplice proposta (edulcorata in salsa italiana) di Piketty e Atkinson, portata però in Italia da Fabrizio Barca (tramite il Forum delle Disuguaglianze).
PIKETTY E L’IDEA (CHOC) DI REDISTRIBUIRE L’INTERA EREDITÀ
Il “Domani” entra poi nel dettaglio di come funziona la proposta di patrimoniale (molto più “choc” di quella proposta da Letta) lanciata da Piketty col nome di “eredità universale”: l’economista francese de “Il Capitale” propone di redistribuire integralmente le eredità dei cittadini, fornendo parallelamente ad ogni francese che compie 25 anni una dote da 120mila euro. Come spiegava lo stesso Piketty in una intervista tv: «non è perché qualcuno ha fatto fortuna a 30 anni o l’ha eredità che deve necessariamente detenere il controllo totale delle azioni di una società a 50, 70 0 90 anni». Una prospettiva definita dall’economista come “liberale” che punta a «rimescolare le carte per far funzionare meglio il capitalismo», e non solo «per chi eredita molto il liberalismo è meraviglioso. È quando vogliamo dare la libertà a tutti con l’eredità per tutti che qualcuno si preoccupa», rispondeva alle critiche sull’opportunità di “riempire” di soldi ogni 25enne francese.
In realtà la proposta di Piketty, oltre ad essere ben più profonda e dettagliata di quella del Pd, punta ad un’idea di società dove il merito in pratica lascia il posto alla redistribuzione “centralizzata” dello Stato. L’economista francese propone che la tassazione sul capitale e l’imposta di successione «dovrebbero essere trasferite sotto forma di un’eredità universale da destinare a ogni persona al compimento dei 25 anni di età, per un valore pari al 60% della ricchezza media del paese di appartenenza». In questo modo, lo Stato ogni anno dovrebbe trasferire a tutti i neo-25enni un’eredità pari di 120.000 euro: dovrebbe coprire tali trasferimenti mediante le tasse sul capitale e di successione, ma anche compensando le differenze che possono generarsi nel bilancio di un ipotetico “fondo dedicato” (attorno al 5% del PIL). Come spiega nel dettaglio il portale “LaFionda.org”, la proposta di eredità universale si aggiunge alla tassazione progressiva sulla proprietà: «la tassazione annuale sul patrimonio prevedrebbe lo 0,1% per chi ne possiede tra la metà e 2-1 volte (399.999 euro), l’1% per chi ne possiede 2 volte e 2% 5 volte, fino al 90% per chi ne possiede 10.000 volte tanto (2 miliardi di euro). A ciò si aggiunge la tassa di successione, pari ad un 5% per chi eredita un valore pari alla metà della ricchezza media, fino al 90% per chi eredita un valore pari a 10.000 volte quello medio».