Vi ricordate della favola dove un pastorello a guardia di un ovile si prendeva burla degli altri pastori gridando a squarcia gola continuamente “al lupo al lupo!” anche se l’animale non era nei paraggi e quando poi la belva entrava di soppiatto veramente nell’ovile e i guardiani pensavano a un nuovo scherzo si pappava tutte le pecorelle? In questi giorni, leggendo le notizie riguardanti i nuovi controlli selettivi del Fisco, sui conti correnti bancari degli evasori totali, analizzando l’eco mediatico di tale provvedimento, mi è venuta in mente la favola sopra citata.



È ormai dalla notte dei tempi che tutti gridano che finalmente sta arrivando il lupo mangia evasori fiscali, ma di fatto di questo giustiziere feroce non v’è nemmeno l’ombra. È arcinoto che nel nostro Paese i vari governi succedutisi hanno tirato fuori dal “cilindro” ogni genere di provvedimenti e iniziative volte ad arginare gli ammanchi d’introiti fiscali. Il fatto più clamoroso risale a quello del condono tombale, del 2002, voluto da Tremonti, dove il frodatore fiscale poteva avvalersi di una lunga e conveniente rateizzazione sulla restituzione del “mal tolto”: bene, la maggior parte dei fruitori ha pagato solo la prima rata. Si calcola che ci fu un buco di 5 miliardi di euro. La speranza è che questa situazione non si ripeta più: eppure ci rimane il dubbio che nulla sia cambiato: il problema (o la farsa) si sta ripetendo anche per il 2019. L’Agenzia delle Entrate infatti non è ancora riuscita a incassare in toto, pur avendo tutti supporti telematici per monitorare e controllare tutti i dati, la cifra dovuta da quei contribuenti che, l’anno passato, hanno aderito alle varie sanatorie e che risultano a tutt’oggi inadempienti.



Ora c’è l’intenzione di mettere in campo un algoritmo (termine ai più sconosciuto) che controllerà le giacenze sui conti correnti, passando al setaccio i bonifici in entrata e in uscita, al fine di mettere in risalto incongruenze. Non verranno, però, controllati tutti i conti correnti, ma solo quelli intestati a soggetti ritenuti a rischio evasione. Controlli selettivi, quindi, che devono però fare i conti con l’annosa querelle della privacy; d’accordo dare la caccia a chi non paga le tasse, ma la vera “mission impossible” si aggrava sempre più e stavolta si deve procedere a porre dei paletti alla pseudonimizzazione (e che è?…), ossia la tecnica per conservare i dati di una persona in una forma che impedisce l’identificazione del soggetto senza l’utilizzo di informazioni aggiuntive. Come dire, va bene ficcare il naso, ma non troppo. Tale tecnica però, presenta delle criticità, poiché i soggetti interessati dai controlli potrebbero lo stesso risultare identificabili.



In più, coloro che da l’inizio di quest’anno richiedono l’Isee finiscono in automatico sotto la lente di ingrandimento del Fisco. In questo caso per accertare il valore del patrimonio inserito nell’Indicatore della situazione economica equivalente: il Fisco verificherà in automatico quanti soldi ci sono sul conto e la giacenza media.

Il rischio è che i ricorsi legali per preservare la privacy dei contribuenti possano rallentare la lotta all’evasione intrapresa dal Governo. Oltretutto, memori degli insuccessi delle varie iniziative del sistema fiscale del passato a riguardo, l’esecutivo, mediante l’ultima finanziaria, ha imposto una serie di norme e di “leggiucole”, per lo più abilmente celate nell’ambaradan procedurale legislativo, ma in ogni caso esecutive. Purtroppo queste sono una cosa seria e reale: non come l’assurda “sola” della tassa sull’ombra provocata dai balconi, notizia fatta girare apposta per creare confusione, che ha invaso i media nei giorni scorsi.

Così facendo, alla comparsa della belva “caccia frodatore fiscale ” ormai non ci crede più nessuno, anche perché riteniamo lapalissiano che nel fronte della lotta all’evasione ci si trovi di fronte sempre alla stessa storia. Per ultimo una domanda: riusciranno i nostri governanti a risolvere qualcosa o si continuerà a navigare nell’oblio dell’incompetenza e dell’inefficacia di azioni, dalla notte dei tempi, intraprese? Per meglio dire e rifacendosi alla favola citata all’inizio: riuscirà finalmente il lupo a papparsi le pecorelle?