Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini, in audizione alla Camera dei Deputati ha comunicato dei dati importanti, relativi a un’indagine conoscitiva sulle misure applicabili nell’ambito del sostegno al sistema finanziario italiano, con riferimento all’aspetto tributario e della riscossione, connesse alla situazione determinatasi con l’epidemia da Covid-19. Dal 1° giugno ed entro entro fine anno, l’Agenzia delle Entrate dovrà notificare circa 3,7 milioni di cartelle esattoriali e di avvisi di accertamento; a questi atti si aggiungono 4,8 milioni degli stessi che non sono in scadenza al 31 dicembre.



Si tratta di azioni dirette a far sì che i contribuenti possano sanare nel tempo dovuto errori fatti sulle dichiarazioni e altri strumenti di autodenuncia, quelli che non includono il dolo, con il pagamento di sanzioni ridotte prima dell’emissione dell’atto. Pertanto l’Agenzia si prepara a emettere un totale di circa 8,5 milioni di attestati e avvisi.



Già a partire dallo scorso febbraio sono stati presi, da parte del Governo, diversi provvedimenti (decreto cura Italia, ecc.), per permettere ai cittadini, alle imprese, ai lavoratori dipendenti e autonomi, di fronteggiare i disagi economici e sociali connessi alla diffusione della pandemia  e alle conseguenti risoluzioni di contenimento del rischio. Il fulcro del discorso dell’audizione consiste nel ribadire le annunciate disposizioni volte ad affrontare l’impatto economico dell’emergenza Covid-19 sui lavoratori, sulle famiglie e sulle imprese: si sono introdotte misure fiscali a sostegno della liquidità, proroghe o sospensioni dei termini per versamenti e altri adempimenti tributari; differimento delle udienze e dei termini per i procedimenti giurisdizionali in materia tributaria, nonché per i procedimenti amministrativi; nuovi metodi di determinazione degli acconti per l’anno successivo ai modelli 730 e Unici e facilitazioni alla delega per compilazione e trasmissione degli stessi precompilati; agevolazioni tributarie all’accesso al credito per le imprese e altre ordinanze specifiche.



Da sottolineare che rimane sul tavolo il problema dell’emendamento approvato al Senato il 9 aprile scorso che ha modificato la norma che prevedeva l’esclusione dell’applicazione della proroga biennale dei termini relativi alle attività dell’Agenzia delle Entrate di liquidazione, di controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso. Tale esclusione ha destato numerosi dissensi, visto la popolarità della misura originaria: i contribuenti, soprattutto quelli economicamente più deboli, si sentono come sempre perseguiti da un Fisco non equo.

Il sistema Fisco si trova in questi tempi grami a gestire una bella “gatta da pelare”, ossia conciliare l’esigenza di continuare a incassare le giuste imposte con le evidenti difficoltà che colpiscono persone e imprese nell’emergenza. Partendo dal principio che è intento dell’Esecutivo salvaguardare la ripresa dell’economia e del lavoro, è chiaro che l’Agenzia non può e non vuole mettersi certamente di traverso, ma anzi fungere da volano. Secondo quanto dichiarato, la stessa non può essere e non sarà mai un ostacolo alla ripresa economica e del lavoro del Paese.

Gli italiani, però, stanno aspettando un altro provvedimento come quello che ha prorogato i versamenti di aprile e maggio al 30 giugno. Così si spera che almeno l’attività di recupero possa essere posticipata, con la creazione di una norma ad hoc. A prescindere dalla congruità delle ultime decisioni che prenderà il Governo dal punto di vista fiscale, è obbligato a trovare il modo di agire “fuori dagli schemi”: in una situazione mai vista prima, occorre assumersi le responsabilità e la paternità di soluzioni mai provate finora. Sarebbe molto grave e di certo non servirebbe a nulla andare a notificare un atto di riscossione, una multa a qualcuno che ha chiuso la propria attività per mesi e forse non tornerà più sul mercato.

A nostro parere è opportuno, anzi, diremmo, vista la tragedia in atto, senza mezzi termini, decisivo, che chi ci governa abbia il coraggio di intervenire subito, finalmente magari contro i poteri forti finanziari e il parere di molti soloni che hanno sempre la giusta soluzione e disquisiscono in toto sull’argomento gestione del sistema economico-sociale italiano. Per alleggerire il carico fiscale che si abbatte e si abbatterà su lavoratori, famiglie e piccole e medie imprese, che agisce e agirà come scure mortifera per la vita e per il futuro del nostro Paese, si deve procedere, secondo nostro umile giudizio, immediatamente su almeno due fronti Il primo è defiscalizzare completamente le imprese, la ristorazione, le attività che vivono di turismo, quelle commerciali e così via, che sono costrette a non poter ripartire, dando anche la possibilità ai loro dipendenti di usufruire della cassa integrazione fino almeno a fine estate. Il secondo è una moratoria tombale per le cartelle emesse e notificate prima dell’irruzione della pandemia fino al valore di 300 euro al netto di sanzioni e interessi di mora. Per quelle oltre tale importo, bisognerebbe prevedere il rinvio dei pagamenti, senza i suddetti oneri, a partire dall’inizio dell’anno prossimo. Inoltre, bisognerebbe inviare i nuovi atti e avvisi a far data dal 2021.

Non basta quindi stanziare milioni di euro di aiuti: è utile che i contribuenti, costretti dalla tragica situazione contingente, non si sentano abbandonati a loro stessi. Bisogna che l’amministrazione statale impari a non agire a sfavore dei propri cittadini, con una sorta di marchingegno perverso, visto molte volte finora, che consiste nel dare con la mano destra e prelevare, con i dovuti interessi, con la mano sinistra.

Questo spietato virus, dimostratosi sino adesso quasi immortale, ha dato prova che ci vuole molto poco a dilaniare il nostro presente e addirittura il nostro futuro. È giunto il momento di mettere in campo ogni risorsa e sforzo per tornare alla situazione di alcuni mesi fa: anzi, abbiamo l’opportunità di migliorare la nostra società, il nostro vivere quotidiano, il sistema sociale e il lavoro. Bisogna approfittare di quello che ci sta insegnando a ogni livello questo momento storico: c’è in ballo lo svolgersi del futuro dei nostri figli e di quelli che verranno. Basta con inutili demagogie: cerchiamo soluzioni e risposte vere, concrete, e non solo quelle, come canta Bob Dylan, “disperse nel vento”…

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