Prendere ai ricchi per dare ai poveri. Sembra questa la preoccupazione delle ultime due proposte politiche giunte al dibattito di metà agosto.

I primi sono stati i parlamentari del Movimento 5 Stelle che hanno presentato un ordine del giorno, votato anche dalla maggioranza, che impegna il Governo a “garantire la piena ed effettiva tassazione dei ricavi conseguiti sul territorio nazionale per tutte le imprese appartenenti a gruppi multinazionali e nazionali non aventi una stabile organizzazione sul territorio nazionale”.



Il Governo ha fatto però di più e, nel decreto omnibus, ha inserito una norma diretta a tassare i c.d. extra profitti maturati nell’ultimo anno dalle banche.

Va detto che le due proposte colgono un certo senso di giustizia che s’agita nel cuore di chiunque. E, del resto, “il troppo stroppia” è un proverbio che ci hanno insegnato i nonni e che odora persino di epicureismo.



La tassa sui profitti delle banche ha poi anche una destinazione di scopo del tutto meritevole: finanziare il fondo per i mutui sulla prima casa e gli interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese.

La politica, però, potrebbe offrire qualcosa di più in termini di visione. Le due misure sono innanzitutto rischiose per il sistema perché possono scoraggiare gli investimenti nel nostro Paese. Oltre a ciò, i provvedimenti sembrano figli di una concezione statalista, parente non troppo lontana delle politiche di nazionalizzazione o degli atti di prelievo forzoso ancora vivi nella memoria collettiva.



Forse si potrebbe fare qualcosa di diverso, sfidando i poteri finanziari dove non s’aspettano. Per esempio, nell’ambito della riforma fiscale il Governo potrebbe disciplinare in modo organico la possibilità per i contribuenti di versare, volontariamente, più del dovuto. Sarebbe questa un’iniziativa rivoluzionaria, ispirata alla fiducia verso chi, anche se ultraricco, in fondo produce ricchezza anche per gli altri.

L’insuccesso di una simile iniziativa non sarebbe neanche così scontato. Società benefit, b-corp, imprese sostenibili: il mondo del business si sta popolando sempre di più di buone prassi. Perché escludere che chi pensa all’impresa come forza positiva non sia disponibile a dare, volontariamente, di più per finanziare specifici obiettivi di politica pubblica?

Del resto, la politica fiscale seguita dalle imprese, così come l’entità dei versamenti effettuati a titolo di imposte ai Governi o investimento nelle comunità di riferimento, sono temi rilevanti anche ai fini degli standard internazionali sulla rendicontazione delle informazioni non finanziarie.

In un mondo che guarda alla corresponsabilità delle imprese per la costruzione del bene comune, la politica delle stangate appare, oltre che vessatoria, un atto fuori dal coro.

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