Nelle scorse settimane era riemerso nel dibattito politico il tema della riforma fiscale e ora il Governo, come ha spiegato la viceministra dell’Economia Laura Castelli, sta pensando di ridurre temporaneamente l’Iva per cercare di aumentare i consumi e contribuire a una ripresa della domanda interna in questo periodo economicamente non facile. «La riduzione temporanea dell’Iva è stata introdotta in Germania ed è quindi naturale chiedersi se possa essere il caso di varare qualcosa di analogo anche in Italia», ci spiega Francesco Daveri, professore di Macroeconomia all’Università Bocconi di Milano.



Secondo lei, sarebbe un provvedimento benefico che andrebbe varato?

Il vantaggio di una riduzione temporanea dell’Iva è che si anticipano dei consumi che si sarebbero potuti fare più in là nel tempo. Non si tratta però di un provvedimento capace di aumentare la domanda in modo permanente. In una fase di congiuntura molto debole, come quella in cui ci troviamo, sarebbe secondo me una misura sensata da adottare con un provvedimento ad hoc entro luglio, senza aspettare la Legge di bilancio, se si vuole che abbia un effetto di rilancio dell’economia.



Secondo lei, la riduzione dovrebbe guardare particolari tipologie di beni o settori particolarmente penalizzati dalla crisi o dovrebbe essere generalizzata?

Cercherei di evitare di complicare ulteriormente la già complessa struttura fiscale italiana con una misura riguardante determinate categorie o specifici settori. Sarebbe bene che questa riduzione dell’Iva rappresentasse un sollievo, da qui a fine anno, per tutti i consumatori, un incoraggiamento a consumare in anticipo rispetto a quanto avrebbero fatto, intervenendo magari sull’aliquota più elevata. È chiaro che in questo modo, senza distinzioni, la misura costa di più.



Considerando anche che, per ovvi motivi, il gettito fiscale è diminuito negli scorsi mesi, come si potrebbe finanziare una riduzione temporanea dell’Iva?

Francamente in questa fase credo che occorra far salire il deficit. Siamo in un momento in cui l’economia ha bisogno di essere sostenuta, penseremo poi a come rientrare. Non dobbiamo chiederci ora quali sono le manovre compensative, anche se certamente sarebbe meglio, come si dice da anni, trovare le voci di spesa pubblica da ridurre o far pagare le tasse alle multinazionali digitali, ecc. Si tratta di misure che in alcuni casi richiedono anche un coordinamento tra Paesi e tempo e quindi ci si potrà pensare dopo. Adesso la cosa importante è riuscire a dare più potere d’acquisto a chi l’ha perso.

L’effetto di anticipazione del consumo sarebbe simile a quello di un classico incentivo, ma la riduzione temporanea dell’Iva sarebbe più accessibile e avrebbe un effetto più forte. È così?

Sì. Non dobbiamo poi dimenticare che l’Iva è un’imposta regressiva, quindi riducendola i benefici maggiori andrebbero ai percettori di redditi più bassi. Quindi, non solo si favorirebbero i consumi di tutti, ma soprattutto di quanti hanno meno soldi in tasca. Si avrebbe di conseguenza anche una maggior equità.

Il Governo sembra propenso anche a riprendere in mano il dossier relativo alla riforma fiscale. In quel caso bisognerà aspettare la Legge di bilancio…

Sì, in quel momento si potrà pensare a una riforma fiscale complessiva, con l’obiettivo di ridurre o quanto meno non aumentare in questa fase, il carico fiscale. Non sarà facile considerando l’aumento di spesa pubblica in atto. Si potrebbe però cominciare a ridurlo sui redditi da lavoro più bassi, in modo che si arrivi ad avere aliquote inferiori alle attuali per i redditi sotto i 30.000 euro, mantenendo poi nel sistema una certa progressività. Certamente un intervento del genere è costoso e si potrebbe in tal senso cercare di ridurre detrazioni e deduzioni fiscali non necessarie.

Secondo lei, bisognerebbe andare nella direzione di introdurre nuove aliquote Irpef, ma in minor numero, o prevedere un accorpamento di quelle esistenti?

Probabilmente un accorpamento di quelle esistenti potrebbe essere la cosa più semplice per evitare anche di provocare grandi cambiamenti nel rapporto contribuente/Stato. Bisognerebbe accorpare all’ingiù, se possibile, le aliquote più basse.

Resterà intanto il problema del pagamento delle tasse rinviato per alcune, non tutte, le imprese a settembre.

Occorre ragionare per vedere se c’è lo spazio per una riduzione temporanea dell’Iva e una cancellazione dei pagamenti dovuti anziché un loro ulteriore rinvio, perché per molte realtà l’estate potrebbe non bastare per uscire da una situazione di crisi: pensiamo solo al turismo. Si potrebbe valutare un meccanismo per cui si confrontano gli imponibili di quest’anno rispetto a quelli dell’anno scorso e in base alla differenza si concede uno “sconto fiscale” a chi ha avuto una perdita superiore a una certa soglia.

(Lorenzo Torrisi)

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