Sono un milione le partite Iva che dichiarano, secondo le rielaborazioni di Sogei, un reddito annuo inferiore ai 15mila euro. Partendo da tale valore assoluto, non sorprende che il dato venga interpretato come indicatore che il popolo delle partite Iva sia sempre e comunque ricco di evasori.
Secondo alcuni commentatori, è questa evidenza quantitativa che darebbe al concordato preventivo il ruolo di strumento che possa far emergere i redditi non dichiarati. È questa premessa, dunque, che spinge ad allargare l’accesso anche a chi ha conseguito un voto Isa (Indicatore sintetico di affidabilità) inferiore a 8. Ecco, quindi, che il risultato atteso dall’Erario, in termini di incasso, dipende dalle proposte concordatarie che il fisco farà ai destinatari della misura. In tal senso, quindi, l’impegno da profondere per l’elaborazione delle proposte non sarà una cosa banale e responsabilizzerà oltre modo gli incaricati.
Dovrà, infatti, necessariamente tenere in considerazione tutti i dati di reddito derivati dalle dichiarazioni dei redditi dei soggetti Isa. A tal proposito è interessante osservare che chi ha un punteggio Isa ricompreso tra 6 e 8 dichiara in media 48mila euro. Quest’ultimo è un dato in linea con i redditi conseguiti da una parte dei lavoratori dipendenti ai quali si accompagna un profilo di rischio e di tutele inferiori. Ecco quindi che il dato quantitativo mostra tutti i suoi limiti tanto da porre in dubbio la capacità delle proposte concordatarie di far emergere l’imponibile auspicato.
È stato annunciato che si farà ricorso nell’elaborazione delle proposte all’ausilio dell’Intelligenza artificiale. Questo annuncio fa sorgere spontanei degli interrogativi ovvero come verrà istruita l’Intelligenza artificiale e soprattutto da chi?
Analizzando la stratificazione del dato iniziale emerge che la platea dei soggetti con redditi dichiarati sotto i 15mila euro è trasversale, essendo popolata di studi legali e notarili, di studi di architettura, ingegneria e altre attività tecniche, attività professionali di consulenza, sanitarie, commercio al dettaglio, commercio ambulante e intermediari del commercio.
Partendo da qui è possibile dare un’altra lettura del dato del milione dei soggetti che dichiarerebbe redditi inferiori ai 15mila euro. Esso, infatti, andrebbe riletto tenendo conto del grido lanciato da Confcommercio. Dalle rilevazioni diffuse in questi giorni, a cura del Centro studi Tagliacarne, emerge che dal 2012 al 2023 i punti vendita al dettaglio hanno fatto registrare 111mila chiusure. È sotto gli occhi di tutti, infatti, la “sempre più preoccupante” desertificazione commerciale delle nostre città. Un negozio su cinque è sparito!
Analogo grido d’allarme viene dall’VIII Rapporto sulle libere professioni in Italia rilasciato da Confprofessioni. Nel rapporto viene sottolineato come l’azione della congiuntura economica negativa, da un lato, e il declino demografico, dall’altro, sono fattori che pesano sulla “vocazione” all’esercizio della professione. Nel 2022 poco più di 53 mila liberi professionisti hanno chiuso la loro attività. Il bilancio diventa ancor più pesante se si considera che negli ultimi quattro anni circa 76 mila professionisti hanno abbandonato la loro attività, con una variazione negativa del 5%. La flessione degli iscritti colpisce quasi tutte le categorie professionali e risulta più marcata nel Mezzogiorno, che sconta una massiccia ondata migratoria verso le regioni del Centro e del Nord.
Delineato più compiutamente lo scenario, si può trarre una conclusione. Il dato quantitativo forse a ben vedere mette in risalto un diffuso disagio che accompagna il settore del lavoro autonomo. Andrebbe indagato, infatti, se coloro che dichiarano redditi bassi non sono altro che coloro i quali si stanno avviando alla chiusura della propria attività e, dunque, che nelle prossime relazioni di Confcommenrcio e Confprofessioni andranno a popolare il dato dei negozi e degli studi professionali che chiuderanno.
Ecco, quindi, che l’Intelligenza artificiale dovrà essere ben istruita e accompagnata da una visione politica che non potrà non tener conto dei fatti così come si stanno manifestando. La nostra società sta cambiando e il cambiamento andrà accompagnato. Dalle proposte concordatarie potrà venire un vantaggio ovvero potranno essere lo strumento per realizzare in maniera indiretta, riconoscendo rischi e incertezze legati al lavoro autonomo, una riduzione della tassazione per queste categorie finendo per essere uno stimolo alla transizione verso un modello sempre meno caratterizzato da piccolissime realtà.
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