Oramai è diventato impossibile commentare le notizie riguardanti il rapporto Stato/cittadino rispetto alle questioni fiscali. Siamo alle solite: come far sì che quelli che ci governano possano impostare e codificare, ogni esercizio, le fiammanti manovre di bilancio negli anni a venire, risolvendo al meglio gli annosi problemi degli introiti tributari? Si succedono governi, mutano schieramenti di maggioranza (è ormai di moda già da alcuni anni, che per la loro definizione e composizione politica, non considerino assolutamente il volere degli elettori), cambiano i protagonisti ma non cambia nulla, anzi… Si è arrivati al punto che i provvedimenti, il più delle volte, per forza di cose o per scelta, vengano disattesi o inapplicati, insomma si arriva a creare una forma di caos dove quasi tutti non ci capiscono più un “ciufolo”.
Inoltre, più sono nuove norme che riguardano specifiche categorie di contribuenti, più il Ministero ci gioca, rimescolando abilmente le carte per cercare, inutilmente, di nascondere l’incapacità ad affrontare degnamente la lotta all’evasione e trovare accorgimenti per una sana e indispensabile applicazione per ottenere una giusta equità fiscale. Stiamo parlando in particolare di coloro che hanno optato per il regime fiscale forfettario e delle partite Iva, cioè di circa un milione e trecentomila cittadini italiani. Premettiamo, che a oggi, sono ancora tutte proposte di disegno di legge che dovranno passare al vaglio del Parlamento: ma purtroppo le premesse portano a elementi conclusivi dove il “grande boh” regna sovrano.
La stampa specializzata, non essendo sicura ancora di nulla di concreto, comincia già a sparare le proprie cartucce, annunciando una stangata per oltre 340 mila partecipanti a questo quasi certo “massacro”, che farà perdere il sonno a molti per il triennio a venire. Secondo questa proposta, già dal 2020 verranno abrogate (norme apportate dal primo governo Conte) da un lato in toto il cosiddetto super-forfait, ovvero la sostitutiva al 20% per imprese e professionisti con ricavi compensi tra i 65.001 e i 100 mila euro, e dall’altro si renderà assai più complesso l’accesso e la permanenza nel forfettario, il regime previsto entro i 65 mila euro. L’esito del calcolo di tali provvedimenti, come sempre incomprensibili e opinabili ai più, nella loro struttura (estremamente enigmatici anche ai più avvezzi del settore) è ipotizzato, considerando l’entità della “torta”, di oltre due miliardi di euro nel triennio 2020-2021 (circa 700 milioni di euro l’anno) con un’aliquota sostitutiva al 20% purtroppo data per spacciata, già dal giorno dopo la caduta del governo giallo-verde.
Il regime, comunque, avrebbe permesso di ridurre l’imposizione per le partite Iva tra i 65.001 e i 100 mila euro. Il tutto poteva essere applicato a partire dal prossimo 1° gennaio, ma il regime di fatto non vedrà mai la luce. Lo tsunami da tutti previsto e fortemente indesiderato si porterà dietro, oltretutto, i limiti alle spese sostenibili in «forza lavoro» e il divieto di cumulo tra redditi a partita Iva e redditi da lavoro dipendente e assimilato superiori a 30 mila euro. Così facendo, tali barriere cancelleranno, facendole fuori dal regime agevolato, quasi il 25% degli attuali forfettari riportandoli alla più onerosa Irpef progressiva e generando nel contempo un aumento dell’imposizione per le partite Iva quantificabile in oltre un miliardo di euro nel prossimo triennio.
Come già manifestato su queste pagine, noi non siamo contrari a prescindere alle azioni del Governo, volte (e lo speriamo bene) a variare e a invertire la rotta sui molteplici disastri combinati ultimamente. Tuttavia ci siamo stufati di tentativi di mettere “toppe” da parte dei subentranti agli Esecutivi passati, di falsi sbandieramenti degli amministratori del bene comune nazionale. Come contribuenti e anche come noi che svolgiamo il “mestiere” di fiscalisti, abbiamo il diritto soprattutto di capire dove finiscono i nostri soldi onerosamente prelevati e confluiti nelle casse dello Stato, denaro sudato e lecitamente guadagnato con il nostro onesto lavoro, che con l’assurdo prelievo tributario odierno il più delle volte è insufficiente ad andare avanti. Ci chiediamo: dove è finita la tanto sbandierata semplificazione?
Non si può proporre una norma, smentirla dopo poche ore o approvarla già in via di abrogazione. Vogliamo parlare poi, del mai applicato in Italia, tema della sussidiarietà, cioè lo Stato che non si pone come istitutore, ma agevola l’iniziativa privata con interventi ad hoc? Può sembrare un argomento inappropriato in questa attuale situazione politica e sociale del nostro Paese. Invece non è così o quanto meno non proprio: per assurdo il sistema applica tale il principio in maniera per lo meno anomalo. Ci spieghiamo meglio: l’apparato dice “Io non sono in grado di agevolarvi, né prendere l’iniziativa, arrangiatevi!… basta solamente però, che paghiate le tasse nella maniera e nella misura che dico io!” Tutto ciò può rappresentare una resa incondizionata, da parte di chi ci governa. Un esempio fra tanti: Rai 1 trasmette al sabato a mezzogiorno “Linea Verde” un piacevole ed istruttivo excursus sulle iniziative economiche e lavorative innovatrici in questi ultimi anni, nate dall’intuizione di imprenditori, start-upper, ricercatori, giovani ideatori di utili creazioni, ecc., che operano nelle nostre città grandi e piccole. Vengono fatte vedere rivoluzionarie forme di produzioni industriali, artigianali, agricole, tutte estremamente innovative ed economicamente sostenibili, rispettose dell’ambiente che ci circonda e anche belle da vedere. C’è ogni genere di cose, tutto magicamente realistico, sorprendente: quello che manca è il sigillo di appartenenza allo Stato italico, si potrebbe essere anacronisticamente in qualsiasi parte del globo: si sente mancanza d’identità di appartenenza a un popolo: cioè non che le Istituzioni non partecipino a un reale sostentamento finanziario delle iniziative in atto (soprattutto l’Ue), ma come si suol dire “danno con la mano destra e il fisco te li toglie, magari con gli interessi con la sinistra”. Qui sta il problema! Perciò è inutile creare “fumo negli occhi” per nascondere croniche incapacità, inadeguatezze nell’iniquo sistema tributario.
Per favore chi ci amministra finalmente semplifichi: fissi dei paletti, delle aliquote di tassazione chiare per chi ha un reddito decente e agevolate per chi non ce l’ha. Basta calcoli statistici e “logaritmici”, magari anche corretti, atti solamente a creare un evitabile sconforto e caos, poiché ostici e impopolari. Concludendo, i nostri avi dicevano “siamo al mondo per soffrire” e oggi noi possiamo affermare purtroppo, che avevano ragione da vendere.