Nel Sud Italia si cerca di promuovere l’inclusione sociale e il benessere del cittadino come nuova sfida delle politiche culturali, ad esempio riconoscendo un ruolo fondamentale all’arteterapia. Dopo la Regione Campania anche la Regione Puglia, e in particolare la città di Taranto, aderisce al pensiero dell’arte come cura.



Si sviluppa quindi una nuova concezione di “cura”, che non si limita solo alla presa in carico della patologia, ma pone attenzione anche ai bisogni psicologici, relazionali e al senso esistenziale della vita.

È stato, infatti, siglato nei primi giorni del 2020 un protocollo tra l’Azienda sanitaria locale (Asl) di Taranto e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTa) che prevede, nel quadro di una più ampia collaborazione per progetti di ricerca, l’organizzazione di attività, iniziative e programmi per la promozione dell’accesso delle persone con diversabilità alla cultura con l’obiettivo di permettere loro la più ampia fruizione delle ricche collezioni del Museo.



Il progetto si pone l’obiettivo di permettere di estendere, pertanto facilitandone, le esperienze in attività culturali e artistiche a pazienti, ospiti di strutture, anziani, disabili. È la prima volta in Italia che si realizza un progetto tra un museo e una Asl sul rapporto tra arte e salute. Vivere esperienze culturali affiancandole a terapie e cure possono migliorare al vita.

Molti studi hanno infatti evidenziato che l’accesso e l’accoglienza nei musei alle persone con disabilità psichiche, fisiche e neurologiche migliora le capacità cognitive con processi comunicativi diversi e nuovi rispetto alle procedure terapeutiche quotidiane. D’altronde, già diversi studi hanno dimostrato che le visite ai musei migliorano e allungano la vita delle persone e a maggior ragione questo dovrebbe valere anche per i soggetti più fragili.



Cur’Arti: in Campania la rete tra istituti sanitari e luoghi di cultura

In Campania, invece, è nata una rete tra ospedali e musei per considerare l’arte come elisir di lunga vita. Il progetto si chiama Cur’Arti e ha l’obiettivo di creare una rete tra istituti sanitari e luoghi di cultura (musei, teatri, biblioteche, fondazioni lirico-sinfoniche e altri) disponibili ad accogliere pazienti affetti da patologie croniche al fine di alleviarne le sofferenze. A oggi hanno aderito il reparto Angiologia del Centro cardioangiologico Medicor di Pozzuoli, l’associazione Il Ventre di Parthenope, il Comune di Napoli, il Polo museale campano nel Palazzo Reale di Napoli, il Museo archeologico dell’antica Capua, Anfiteatro e Mitreo e Scuola Comix Napoli e l’Azienda ospedaliera dei Colli.

Questi esperimenti di arteterapia, prescrivendo visite a mostre e musei a pazienti sofferenti di patologie croniche, affetti da disturbi dell’alimentazione, disturbi psichici, sindromi ansiose-depressive, sono i primi in Italia, ma sono già una normalità in altri Paesi come il Canada.

Qui infatti già nel 2018 è stato realizzato un primo progetto di prescrizione terapeutica nelle strutture e luoghi di cultura tra il Montreal Museum of Fine Arts e l’Associazione di medici francofoni del Canada, guidata dalla vicepresidente Hélène Boyer; tale progetto si basa sull’idea che la percezione delle opere d’arte possa stimolare l’attività neurale e influire positivamente sul nostro benessere. Secondo la Boyer, infatti, “il semplice gesto di uscire di casa e concentrarsi su qualcosa di diverso rispetto alla propria malattia lenisce il dolore e la disabilità”.

Possibile prevedere detrazioni fiscali anche per l’arteterapia?

A mio parere, sulla base di contributi scientifici ed esperienze pratiche a disposizione della comunità scientifica, un contributo per il miglioramento della qualità della vita degli esseri umani oggi, con ripercussioni nella società civile, è dovuto da parte della politica per garantire quei princìpi previsti dalla nostra Costituzione quali la tutela della salute della persona come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e la promozione della cultura e della ricerca scientifica.

Negli ultimi tempi nelle varie discussioni tra colleghi commercialisti si è anche avanzata la proposta di consentire una detrazione fiscale delle spese in attività culturali come avviene per le spese mediche. Potrebbe essere un aiuto per chi è in condizioni economiche meno abbienti di poter fruire di queste attività con l’obiettivo appunto di procurare benefici di benessere psico-fisico.

O ancora si potrebbe anche consentire a chi è invece in condizioni indigenti di fruirne gratuitamente, perché l’assunto è che nel lungo periodo il benessere psico-fisico che si crea nei cittadini genera sicuramente benefici, in termini sociali ed economici, sull’intera società civile.