La richiesta di una “grande e definitiva pace fiscale” per liberare “milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle Entrate” avanzata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha scatenato la reazione non solo di parte dell’opposizione, secondo cui nella maggioranza si punta a nuovi condoni, favorendo gli evasori fiscali, ma anche del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che ha precisato che “combattere l’evasione fiscale non vuol dire perseguitare i contribuenti, ma è un atto di giustizia”. Nicola Rossi, Professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e membro del cda dell’Istituto Bruno Leoni, ritiene che questa polemica «nasca da un’espressione che ha una sua validità, ma che così com’è stata manifestata crea un evidente problema all’Agenzia delle Entrate».



Ci spieghi meglio cosa intende dire.

Quando si dice che milioni di contribuenti sono ostaggio dell’Agenzia delle Entrate, ovviamente quest’ultima giustamente segnala che non fa altro che applicare e rispettare la legge. Dunque, è del tutto corretta la risposta di Ruffini. A mio avviso, tuttavia, il punto da capire è che l’espressione usata da Salvini non ha a che fare con il comportamento dell’Agenzia delle Entrate, ma con le norme che sono state scritte negli ultimi 25 anni che hanno dato vita a un regime sanzionatorio insensato, frutto dell’idea secondo cui il sistema fiscale deve essere punitivo.



Perché parla di un regime sanzionatorio insensato?

Perché nel momento in cui un obbligo fiscale non viene rispettato sostanzialmente si chiede al contribuente di “morire”, nel senso che le sanzioni sono tali per cui l’obbligo fiscale non rispettato diventa non più rispettabile. Il contribuente viene, quindi, a trovarsi in una condizione di perenne non rispetto dell’obbligo fiscale. In questo senso l’espressione “ostaggio” ha una sua ragionevolezza, perché il contribuente è e rimarrà all’infinito in quella condizione, impossibilitato a rispettare l’obbligo fiscale, che già gli era oneroso, senza contare le sanzioni.



Tutto questo, poi, crea anche un problema ai conti pubblici, perché si genera una montagna di crediti fiscali, che attualmente superano i 1.100 miliardi di euro e che sembrano diventati impossibili da riscuotere…

Questo è un problema reale e sono tra quanti ritengono che prima o poi occorra liberarsi di una montagna di crediti fiscali che con ogni probabilità sono in gran parte inesigibili, aiutando i contribuenti coinvolti a uscire dalla difficile situazione in cui si trovano. Non si tratta di fare concessioni o regali agli evasori. Penso che sia, però, opportuno prima definire e approvare la delega fiscale, che contiene anche la revisione del sistema sanzionatorio, andare avanti con la rottamazione-quater e una volta che queste cose si sono avviate correttamente porre un problema di ordine diverso. Credo che su tutto ora faccia premio la necessità di dare dei messaggi chiari, trasparenti e coerenti, evitando confusione e incertezza.

Un passo alla volta, quindi?

Non solo un passo alla volta, ma bisogna che ogni passo sia effettivamente compiuto, che i contribuenti sappiano che ciò che gli è stato detto è quello che verrà effettivamente fatto. Ciò di cui famiglie e imprese hanno bisogno è una certezza dei tempi, dei modi e dei contenuti dei loro obblighi fiscali. Credo che abbia fatto bene il Governo a mettere mano al regime sanzionatorio e mi auguro che venga rivisto profondamente, come pure trovo che sia stato opportuno procedere con una rottamazione-quater. Ma aggiungere ora un nuovo argomento rischia di creare incertezza nei contribuenti.

Intanto potrebbe essere utile fare in modo che si possano effettivamente compensare i crediti che molte imprese vantano nei confronti dello Stato e i loro debiti fiscali…

I passi da fare sono tanti per riportare su un binario quanto meno di ragionevolezza il rapporto tra il fisco e il contribuente. Quello che ha detto è uno e ce ne sono molti altri. Pensi solo al fatto che quando le cose vanno bene il fisco chiede di pagare in tempi brevi e certi, addirittura a volte anche in anticipo, mentre quando le cose vanno male il fisco compartecipa alla perdita parzialmente e in tempi lunghi. La situazione di disparità tra il fisco e il contribuente ha molte dimensioni, una più odiosa dell’altra. Bisogna porre l’intero rapporto foscp-contribuente su un piano diverso e da questo punto di vista credo che la delega fiscale faccia qualche passo in avanti.

Per la delega fiscale sembra esserci, però, già un problema relativo alla coperture. Cosa ne pensa?

Credo che occorra aspettare settembre, quando avremo un quadro più completo sia delle disponibilità finanziare, tramite la Nadef, che delle intenzioni del Governo su altre risorse potenzialmente utilizzabili, pensiamo a quelle che possono derivare da una spending review più significativa o da una revisione delle spese fiscali, per finanziare la delega fiscale. Per il momento posso solo auspicare che la revisione della spesa vada oltre le cifre risibili di cui si è parlato negli ultimi anni e che la potatura delle spese fiscali sia molto significativa, anche perché sono fonte di distorsioni profonde del nostro sistema.

(Lorenzo Torrisi)

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