Il dibattito sulla riforma fiscale prosegue senza grossi sussulti, con il varo di interventi interessanti, ma al di fuori di una proposta organica.
In questi giorni ci sono state le riflessioni di Maurizio Leo. Il viceministro dell’Economia, nel suo intervento al convegno organizzato dall’Associazione nazionale commercialisti a Roma, ha toccato diversi punti, uno dei quali ha riguardato ancora una volta le intenzioni del Governo di intervenire per sostenere il ceto medio, individuato in chi ha redditi da 28mila a 60mila euro. È indubbia la validità delle intenzioni, posto che dal sostegno al ceto medio si potranno ricavare solo risultati positivi. Il maggior reddito a disposizione di questa fascia di cittadini è destinata, infatti, a trasformarsi in spesa fornendo così uno stimolo ai consumi con un ritorno in termini di materia imponibile e gettito Iva.
In attesa di comprendere quale sia il punto di caduta che porterà all’individuazione in concreto del ceto medio, possiamo concentrarci sulle strade individuate per finanziare il sostegno a questa fascia di cittadini. Le proposte si concentrano su due strumenti: l’Ires premiale e la sempre verde lotta all’evasione.
Sull’Ires premiale che sostituisce l’Aiuto alla crescita economica (Ace) va verificato se possa essere la strada giusta per trovare risorse. L’accesso è complicato e i benefici da verificare. Soprattutto non si comprende come debbano remunerarsi i soci delle società di capitale se il beneficio rimane legato a lasciare in azienda almeno l’80% degli utili. Sembra poi che si avrebbero due effetti contrari: meno Ires per le imprese e meno imposte (imposta sostitutiva dell’Irpef pari al 26%) sui dividendi non erogabili ai soci. Se si voleva dare un incentivo alle imprese una strada più interessante poteva rinvenirsi nell’Ace e ancor di più nell’art. 26 del Decreto rilancio che, seppur da rivisitare rispetto alla versione originaria, non è mai stata valorizzato a pieno.
In tema invece di lotta all’evasione fiscale, le proposte si concentrano su due aspetti: la riforma del contenzioso e il varo del Testo unico della riscossione. Su quest’ultimo punto inizia a concretizzarsi la possibilità di una rottamazione quinques. Le regole che dovrebbero caratterizzarla sono simili a quelle delle precedenti. Le novità puntano a recuperare i decaduti dalle precedenti rottamazioni, a contenere le cause di decadenza (mancato pagamento di otto rate consecutive) e a concedere una maggiore dilazione di pagamento che pare avviarsi su una scadenza temporale di 10 anni.
L’allungamento dei tempi di pagamento delle imposte dovute potrebbe essere un buon intervento. Consentirebbe in concreto di recuperare risorse da coloro che sono interessati a riprendersi una vita normale minacciata da un debito erariale fuori controllo. Potrebbe, altresì, agevolare i risanamenti aziendali spesso bloccati o compromessi dalla “impossibilità” di aderire alla transazione del debito fiscale alla quale si oppone, sovente strumentalmente, l’indisponibilità dell’obbligazione tributaria.
Sempre su questo tema andrebbe valutata l’introduzione di un apposito strumento che consenta di rivisitare talune posizioni debitorie contenute nel magazzino fiscale spesso determinate da errori evidenti del fisco, dei cittadini e dei professionisti intervenuti in prima battuta. Non si tratta di favorire un nuovo giudizio di merito, ma di valutare se talune posizioni meritano un riesame. Una prima azione in questo senso c’è già stata con l’introduzione dell’autotutela obbligatoria che tuttavia al momento, così come declinata, non ha grandi possibilità di applicazione.
È confermata, invece, la disponibilità ad ascoltare le proposte delle associazioni di categoria per migliorare i provvedimenti da varare in futuro. Sarà interessante verificare sul campo come si attuerà il Tcf (Tax control framework), un istituto che dovrebbe favorire le imprese intenzionate a sottrarsi all’attività di controllo ex post attivando sulle posizioni fiscali incerte e controverse un’interlocuzione preventiva con il fisco, con la finalità di ottenere certezza prima della presentazione delle dichiarazioni fiscali.
Volendo trarre una sintesi del quadro attuale, si può concludere che rimangono i dubbi complessivi su come debba individuarsi il ceto medio e su come debbano reperirsi le risorse necessarie a un intervento per sostenerlo.
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