L’inflazione nell’Eurozona a giugno è scesa al +5,5% su base annua dal +6,1% di maggio. L’inflazione di fondo, però, è cresciuta dal +5,3% al +5,4%, un incremento che sembra rafforzare la convinzione della Bce a proseguire con decisione, come spiegato la scorsa settimana a Sintra da Christine Lagarde, il percorso intrapreso di rialzo dei tassi di interesse.
Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, questa persistenza dell’inflazione di fondo ci dice che «rispetto a un anno fa la situazione è diversa».
Da che punto di vista?
Allora, l’incremento tendenziale dell’inflazione era più alto, ma a causa dei prezzi dell’energia. Oggi la parte del leone, purtroppo, la stanno facendo i prezzi dei beni alimentari. Questi rialzi rappresentano una decurtazione non solo del potere d’acquisto, ma anche del tenore di vita delle persone, perché se parliamo di beni alimentari, e ciò vale soprattutto per le famiglie con minori, non si può ipotizzare un taglio netto degli acquisti.
Siamo, quindi, di fronte a una situazione nuova?
Sì, anche perché vi sono numerosi segnali che indicano che l’aumento dei prezzi ha preso un’intonazione più legata ai profitti e ai margini delle imprese. E le caratteristiche di un’inflazione come quella attuale segnalano molto più che un atterraggio brusco per l’economia.
Anche perché il rialzo dei tassi della Bce ha effetti recessivi…
Semplificando, ma non troppo, la Bce sta dicendo che quando una parte della popolazione stramazzerà al suolo per mancanza di nutrimento, l’inflazione scenderà. Questa non è però una politica monetaria seria.
Ha dunque ragione il Governo a criticare l’operato della Bce?
Il rialzo dei tassi in questa fase è inutile, non fa che peggiorare la situazione. Posso capire che l’unico strumento che intende utilizzare è quello dei tassi, ma proprio per questo potrebbe quanto meno, seguendo l’esempio della Fed, lasciarli invariati. Purtroppo quella scelta dalla Bce è una medicina amara che può portare al risultato sperato solo creando artificiosamente e inutilmente condizioni di sofferenza sociale.
Il continuo rialzo dei prezzi alimentari può anche rafforzare le richiese di adeguamenti salariali. Ma poi si correrebbe il rischio di innescare la spirale prezzi-salari…
Diciamo che più che una spirale prezzi-salari se ne rischia una prezzi-sopravvivenza. A mio avviso, occorre un intervento autorevole prima che ci siano manifestazioni di sofferenza più corpose. È il caso che la politica intervenga.
In che modo?
Va tutelata e garantita l’economia di mercato esistente, tuttavia non si può negare che manchi concorrenza se i margini e i profitti sono cresciuti così tanto. Nel nostro Paese esiste un Garante per la sorveglianza dei prezzi e spero che intervenga quanto prima per fare in modo che i rialzi dei prezzi non siano dettati dalla volontà di aumentare ulteriormente margini e profitti.
In questa situazione che ha importanti ricadute sociali, oltre alle fasce meno agiate, a rischio c’è anche la classe media?
Eccome. Se da un lato la classe media può guardare in alto, al suo continuo miglioramento, dall’altro è quella che ha un’esperienza diretta di cosa significhino carenza e privazione. Questo perché la classe media non nasce tale, ma è una posizione conquistata partendo dal basso. Quindi, sa da dove è venuta e quale sia il rischio di tornare indietro. Bisognerebbe ovviamente fare in modo di non frustarla perché diventi sempre più ampia a livello sociale la possibilità di trasformare la volontà di migliorare le proprie condizioni di vita in realtà concreta.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.