Nel corso della riunione del 17 ottobre scorso il Consiglio direttivo della Bce ha annunciato un nuovo taglio del costo del denaro di 25 punti base, portando così i tassi dal 3,50% al 3,25%. Si tratta del terzo taglio operato nel corso del 2024 dopo quello annunciato in seguito alle riunioni del 12 settembre e del 6 giugno.



La presidente Christine Lagarde ha precisato che la decisione è stata presa alla luce di nuove valutazioni in merito ai dati consuntivi e previsionali relativi all’inflazione dopo che nel mese di settembre è stata registrata una crescita dell’1,7% in diminuzione rispetto al dato di agosto (pari al 2,2%), ben distante sia dal valore di un anno fa, quando nel mese di settembre si assestava al 4,3%, che dal picco del 10,6% cui si arrivò nell’ottobre 2022.



Nonostante le prospettive di un aumento del carovita nell’ultimo trimestre del 2024 dovuto ai ribassi dei prezzi dell’energia già scontati sui dodici mesi precedenti, secondo gli ultimi dati l’inflazione per il 2024 si attesterebbe al 2,5%, mentre le previsioni per il successivo biennio 2025-2026 evidenziano valori ancora in calo rispettivamente al 2,2% e all’1,9% consentendo così alla Bce di raggiungere già nella seconda metà del prossimo anno l’obiettivo del 2%.

Il progressivo calo dell’inflazione registrato nel 2024 è stato accompagnato da una crescita contenuta dell’area euro sia nel primo che nel secondo trimestre di quest’anno pari rispettivamente allo 0,3% e allo 0,2% e prevalentemente dovuto alle esportazioni nette e alla spesa pubblica. Anche le ultime proiezioni della Bce evidenziano una crescita a fine anno dello 0,8% (in calo dello 0,1% rispetto a quanto previsto a giugno 2024) e rivedono al ribasso anche le previsioni di crescita per il 2025 e il 2026 rispettivamente all’1,3% e all’1,5%.



Al rallentamento della crescita nell’Eurozona hanno contribuito l’indebolimento della domanda interna privata dovuta ai minori consumi delle famiglie, la riduzione degli investimenti delle imprese e il calo degli investimenti nell’edilizia residenziale. L’aspettativa è tuttavia che la ripresa si rafforzi nel tempo, poiché l’aumento dei redditi reali consentirà alle famiglie di effettuare maggiori consumi che saranno sostenuti, insieme agli investimenti, dall’allentamento della politica monetaria restrittiva.

Anche il mercato del lavoro sta mostrando una certa resilienza: secondo gli ultimi dati di settembre 2024 il tasso di disoccupazione nell’area euro è pari al 6,3%, stabile rispetto al dato di agosto e in calo rispetto al dato di settembre 2023 (6,6%).

Come ha anche volute ribadire la Lagarde nella conferenza stampa, il Consiglio direttivo della Bce non ha però intrapreso una rotta prestabilita, ma aggiornerà le varie decisioni sui tassi di interesse a ogni riunione in considerazione degli ultimi dati consuntivi e previsionali relativi a inflazione, disoccupazione e crescita macroeconomica.

Infatti, pur sottolineando la presenza di alcuni rischi per la crescita dovuti all’indebolimento dell’economia mondiale o all’acuirsi delle tensioni commerciali tra le maggiori economie come anche le principali fonti di instabilità geopolitica dovute al conflitto tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente, la Lagarde ha sottolineato che la Bce continua a non vedere i rischi di una contrazione economica: “sulla base dei dati in nostro possesso l’Eurozona non si sta dirigendo verso una fase di recessione” ha precisato la Presidente rispondendo a una domanda in conferenza stampa.

La crescita potrebbe risultare inferiore qualora gli effetti ritardati dell’inasprimento della politica monetaria si rivelassero più intensi delle attese, ma potrebbe invece essere più marcata se il calo dell’inflazione portasse a una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti.

Nell’ultima riunione prevista per il 12 dicembre prossimo si vedrà quindi se alla luce dei prossimi dati relativi a inflazione, crescita e disoccupazione il Consiglio direttivo della Bce proseguirà o meno nell’allentamento della politica monetaria.

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