Le strade di Fed e Banca centrale europea sul taglio dei tassi sono destinate a separarsi. È quello che pensa Mario Deaglio dopo che la Riserva Federale americana ha fatto sapere che nel 2025 prevede di operare solamente due riduzioni del costo del denaro: «L’inflazione di fondo negli Stati Uniti, a differenza di quanto accade nell’Eurozona, non sta scendendo, anzi è lievemente cresciuta. Questo fa sì – spiega il Professore emerito di Economia internazionale all’Università di Torino – che effettivamente le due Banche centrali possano seguire due strade diverse sui tassi di interesse, anche perché la Bce deve fare i conti con una situazione economica difficile, soprattutto per quel che riguarda il Paese principale dell’area dell’euro, la Germania, che dovrebbe chiudere il 2024 con una decrescita del Pil. Per questo l’Eurotower potrebbe tagliare il costo del denaro più di quanto farà la Fed».
Questo potrebbe anche favorire uno spostamento dei capitali verso l’area del dollaro, visto che diventerebbe più remunerativa?
In qualche modo sì. Anche se va detto che oltre al maggior rendimento offerto, gli Stati Uniti potranno risultare più attrattivi dell’Europa per gli investimenti per altre ragioni. In particolare, per la presenza delle sue imprese in settori tecnologicamente avanzati come l’Intelligenza artificiale, cui i mercati sembrano credere molto. Purtroppo nel corso degli anni la manifattura del Vecchio continente ha perso posizioni importanti in settori in cui inizialmente era presente, basti pensare ai telefoni cellulari.
In effetti, l’Europa sembra avere un grosso problema industriale. Non pensa che gli stia però dedicando poca attenzione? Al momento a Bruxelles è stato solo annunciato un tavolo sull’automotive per il mese prossimo…
Purtroppo è così. E nel caso dell’automotive è come se ci si fosse accorti dell’errore compiuto con il bando ai motori endotermici dal 2035, ma al momento non sembra esserci la forza di correggere rotta. La stessa Commissione europea si regge su una maggioranza che, come si è visto il mese scorso, non appare molto solida. L’Europa ha, quindi, una debolezza strutturale di carattere industriale che si collega a quelle di carattere demografico e scientifico.
Vedendo anche le scelte di Nissan e Honda, che malvolentieri sembrano volersi aggregare, non crede che il problema non sia solo europeo?
Sicuramente, è un problema aperto per tutti. Come del resto quello relativo al reale beneficio per l’ambiente dell’auto elettrica. Mi spiego meglio: se per produrre le batterie si usa energia prodotta con il carbone, quanto inquinamento si sta evitando? Lo stesso vale anche per lo smaltimento di queste batterie una volta giunte a fine vita.
In Europa sembra esserci una “isola felice”: la Spagna, che ha tassi di crescita come quelli degli Stati Uniti, lontani dalla situazione media di stagnazione dell’Ue. Come si spiega questa “anomalia”?
Il turismo è importante per la Spagna, ma la performance della sua economia non dipende solo da questo settore. Madrid è riuscita a dar vita a politiche decise, nonostante un Governo che non gode di una maggioranza molto solida, che tramite investimenti industriali e infrastrutturali sono riuscite a stimolare l’economia, soprattutto colmando alcuni ritardi tecnologici, un po’ come avvenuto in Italia nello scorso decennio, quando sono stati incentivati gli investimenti in nuovi macchinari.
Qual è il suo giudizio sulla Legge di bilancio ormai a un passo dall’approvazione definitiva da parte del Parlamento?
Tenendo conto dei vincoli politici e di bilancio, credo che con questa manovra sia stato fornito un indirizzo che non è sbagliato, ma che è purtroppo solo accennato. Va detto, tuttavia, che dalle opposizioni sono giunte solo delle istanze, prive, però, delle necessarie indicazioni su come soddisfarle senza compromettere altri risultati positivi acquisiti.
(Lorenzo Torrisi)
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