Tay Calenda, figlia del politico italiano Carlo, è in viaggio verso il confine tra Polonia e Ucraina per documentare attraverso le sue fotografie la solidarietà umana verso gli sfollati. Una scelta che ha compiuto in autonomia, senza avvisare i suoi cari, tanto che il padre l’ha scoperto per caso su Twitter: “Ma poi l’ho sentito al telefono, l’ho rassicurato – ha rivelato la giovane in un’intervista pubblicata sul ‘Corriere della Sera’ –. Tuttavia, mia nonna Cristina Comencini è ancora più in ansia, mi ha appena scritto un sms chiedendomi di non andare a Kiev. Io le ho giurato che mi fermerò al confine. Ora sono a Cracovia, sono partita in furgone da Lione dove ho raggiunto una coppia di amici francesi, Lou e Louis. Portiamo aiuti a Korczowa in Polonia dove ci aspettano quelli di Intersos. E forse poi andiamo anche a Medyka, dove c’è il campo profughi, vicino al confine con l’Ucraina”.
Tay Calenda non andrà tuttavia nelle zone in cui si sta combattendo il conflitto bellico, perché non ha la preparazione necessaria per andare su un teatro di guerra: “Sarei matta a farlo, anche se là troverei degli autentici miti per me fotoreporter, da Emilio Morenatti a Lynsey Addario. Quanto pagherei per far loro da assistente. Ma non sono ancora pronta per la guerra”.
TAY CALENDA: “NON È VERO CHE MIO PADRE MI TRASCURA”
I leoni da tastiera, tuttavia, hanno tirato le orecchie a Carlo Calenda, accusandolo di trascurare sua figlia Tay. Lei, però, sul CorSera ha smentito: “Non è vero. Lui m’incoraggia sempre, è molto carino con me, è il mio primo tifoso, anche se è stufo che io viva da anni a Parigi, vorrebbe farmi tornare a Roma a tutti i costi. Ha detto che prima o poi manda l’esercito a prendermi. Ma io a Parigi ho il mio lavoro e sono anche fidanzata”.
Per ciò che concerne la guerra in Ucraina, Tay Calenda ha dimostrato di avere le idee molto chiare: a suo avviso, bisogna in primis “aiutare i profughi e porre fine subito al conflitto Ora mi sto solo preparando psicologicamente all’incontro con la gente ucraina in fuga da Putin, con il loro dolore. Sarà straziante. Per questo servono aiuti: noi nel nostro piccolo in Francia abbiamo raccolto 3.500 euro di aiuti, viveri, medicinali anche un generatore, ma chissà se servirà, visto che là manca ormai il carburante. Questa guerra sarà lunga e allora bisognerà dare il cambio ai volontari, trovare altri soldi. Sarà una sfida molto dura”.