Tutto il mondo ama Taylor Swift. Anche Bruce Springsteen, l’eroe del rock della classe operaia, ed Eddie Vedder, quello del rock alternativo più radicale. Lo hanno detto loro: “Se si guarda alla musica, è una scrittrice eccellente. Lo è, dal punto di vista dei testi. È davvero un’ottima autrice di parole – per questo momento, direi -. È tutto ciò che i dischi top 40 dovrebbero essere. Sarà un’artista molto influente per molto tempo”, ha detto Springsteen. C’è chi si scandalizza. Perché la cantante americana a causa del successo mostruoso di cui gode ovunque è uno di quei casi che per i puristi e gli snob del rock diventano automaticamente dei nemici: hai successo, allora fai musica banale e sei una venduta.
Forse dovrebbero ricordare che lo stesso Springsteen negli anni 80 godeva di un successo mondiale paragonabile (svalutazione e perdita del potere d’acquisto a parte) al suo, eppure nessuno lo ha mai criticato.
Taylor Swift, tra l’altro, ha scritto canzoni, collaborato, inciso dischi con alcuni dei maggiori protagonisti della scena indipendente americana, dai National a Bon Iver a T-Bone Burnett. Se è vero che ultimamente la sua produzione è maggiormente diretta verso un pop ballabile e diretto, dischi come Folklore o Evermore sono autentiche manifestazione di ricerca e coinvolgimento musicale che non hanno nulla di commerciale. Se poi l’artista più iconoclasta e antisistema, Ryan Adams, ha inciso completamente un disco della Swift (1989), vuole dire che ci ha trovato qualcosa. Alla domanda chi sia stato l’artista che più l’ha influenzata, ha risposto: “Le Dixie Chicks”. Erano un gruppo femminile country di qualche anno fa, apertamente LGBT che vennero censurate dalle radio country per i loro attacchi a George Bush Jr.
Il problema maggiore è che la cantante sta avendo un impatto così travolgente, che sta lasciando tutti a interrogarsi chi sia davvero questa donna. Si parla di “swifteconomics”, cioè l’influenza economica che la cantante ha su tutto quello che la circonda e la capacità di generare un indotto economico con i suoi tour da far paura. Dice l’agenzia Ansa: “L’artista è attesa in doppia serata a San Siro il 13 e 14 luglio e ha fatto schizzare le prenotazioni dei treni verso Milano, degli alberghi e degli affitti brevi. Secondo le elaborazioni dell’ufficio studi di Confcommercio Milano dal 12 al 14 luglio l’occupazione alberghiera segna un +4% e gli affitti brevi +11% (…) Secondo uno studio condotto da Trainline, app per l’acquisto di biglietti di treni e pullman, le tratte che collegano Milano con Napoli e Roma, hanno quasi raddoppiato, con un aumento rispettivamente del 117% e del 92%, il numero di passeggeri durante la settimana del concerto, rispetto alla settimana precedente”. E ancora: “Secondo gli ultimi dati di Airbnb le prenotazioni effettuate nel 2023 e nei primi mesi del 2024 per venire a Milano durante il Tour 2024 sono cresciute di oltre il 250% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Considerando anche i fan provenienti dall’estero, più di 1 prenotazione su 4 a livello globale arriva dagli Stati Uniti, con un aumento di quasi il 600% dei turisti statunitensi a Milano rispetto allo stesso periodo a luglio 2023”. Già, perché in America i suoi biglietti sono così cari che molti americani stano venendo in Europa per vederla (non che qui siano così economici… ma questo vale per tutti oggigiorno).
L’Eras Tour è il tour di concerti con gli incassi più alti di tutti i tempi. Certo, per vedere Springsteen nel 1985 si pagavano 25mila lire, oggi per lo stesso Springsteen si arriva tranquillamente a oltre 200 euro: questi sono i tempi di oggi.
Ma resta la domanda: perché Taylor Swift è così popolare? Qualunque ragazza che la segue da anni potrà rispondere: perché parla di noi, delle nostre emozioni, del nostro disagi, del nostro passaggio dall’adolescenza a diventare donne. Lo fa onestamente (leggetevi i suoi testi), lo fa con grande coraggio, lo fa senza negare nulla de suoi dolori e delle sue gioie, delle perdite e della forza di ricominciare. Già, quello che i migliori cantanti del passato facevano, ma che oggi non fa quasi più nessuno. In un’era di solitudine, di banalità, di autotune e di canzoni scritte al computer da squadre di operatori di marketing, Taylor Swift è una eccezione.
Per i suoi fan, Taylor Swift è vista come una specie di donna qualunque. La sua musica ha una capacità unica di sembrare intensamente specifica semplicemente perché è così universale. Cattura i sentimenti precisi che molti hanno provato, dal dolore bruciante di quella prima cotta totalizzante alla fretta di incontrare qualcuno di eccitante a una festa, fino al complesso dolore di decidere di separarsi da un partner di lunga data.
“Molte delle canzoni di Taylor sono riconoscibili: aiutano le persone a rendersi conto che non sono sole nella loro situazione e che esiste una via d’uscita”, ha detto sul Guardian la dott.ssa Ashleigh Johnstone, docente di psicologia presso l’Arden University. “Non si tira indietro dal toccare le parti più tristi della vita e ci mostra che vivere la vita significa superare le parti negative e godersi i bei momenti mentre accadono.
Ha aggiunto: “Taylor Swift è nota per la sua capacità di entrare in contatto con chi ascolta la sua musica. Non solo usa i suoi testi per mostrare un lato più autentico ai suoi fan e, di conseguenza, creare una connessione più profonda rispetto al livello superficiale rispetto ad altre celebrità, ma condividendo le sue esperienze si mette anche nella posizione di ispirare. Essendo riconoscibile condividendo ciò che ha affrontato, i fan sono in grado di sviluppare un legame emotivo, che li fa sentire più vicini”.
Nessuno oggi fa una canzone triste come Taylor – My Tears Ricochet. Secondo la Johnstone, l’abilità unica di Swift di creare la canzone triste perfetta è un altro aspetto del suo fascino. “La ricerca ha scoperto che la musica, in particolare quella triste, può aiutare a guarire e sollevare, soprattutto se si soffre per un cuore spezzato o una situazione negativa”, afferma. “Ad esempio, uno studio ha scoperto che l’impatto emotivo dell’ascolto di musica triste può aumentare i nostri sentimenti di empatia, compassione e il desiderio di una connessione positiva con gli altri”.
Tutto questo ha dato vita a una sorta di beatlemania del Terzo millennio, il travolgente senso di comunità condiviso dai suoi fan. “Penso che la sua presenza abbia un enorme senso di comunità associato a sé: basta guardare le tendenze come lo scambio di braccialetti dell’amicizia o i riferimenti ai testi condivisi per vedere che c’è un senso di inclusione che deriva dall’essere un fan”, afferma la terapista Eloise Skinner.
Avere un senso di comunità può giovare alla nostra salute mentale, in altre parole, far parte di una comunità Swiftie fa stare bene. “Sappiamo che sentirsi parte di una comunità, avere un senso della nostra identità e avere una comunità forte che ci supporta sono alcuni degli indicatori più forti di una buona salute mentale, quindi non sorprende che essere fan in questo modo possa farci sentire bene con noi stessi e con la nostra vita in generale”, afferma. “Mentre potremmo associare altri artisti a una preferenza individuale o a un’esperienza di ascolto personale, il lavoro di Taylor Swift sembra avvicinarci alle altre persone, così come a noi stessi”.
In un mondo dove la solitudine, la rabbia giovanile, la violenza insensata, il bisogno di identificarsi con influencer ingannatori, il narcisismo dei social, l’arroganza e l’ignoranza sono merce comune, Taylor Swift è una luce in fondo al tunnel.
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