La musicista irlandese Loreena McKennitt ha pubblicato recentemente un nuovo album, intitolato The road back home, del quale ha parlato, mentre è impegnata in un tour mondiale che da luglio la vedrà arrivare anche in Italia, con il quotidiano Avvenire. Un album, spiega, nato “a Stratford, in Ontario, dove vivo dagli anni Ottanta”, dall’incontro con alcuni suoi ex collaboratori durante il quale ha deciso di iniziare “un tour estivo dove ho recuperato alcuni brani tradizionali che cantavo negli anni 70, ma che non ho mai registrato” e che sono diventati parte del nuovo disco.
Un disco, così come il tour, che Loreena McKennitt rivendica essere stati finanziati interamente da lei. “Non ho mai avuto un manager”, racconta ad Avvenire, “ho gestito da sola la mia carriera fondando la mia etichetta, Quinlan Road. Dal 1985 al 1990 gestivo la mia attività dal tavolo di cucina” e poi nel 1991 “Warner mi ha connesso in licenza con loro”. Nonostante questo, però, “ho sempre finanziato i miei tour, i miei dischi e i miei video, occupandomi di marketing e promozione”, ottenendo in cambio da Warner “la libertà per continuare ad essere come sono”. Sul genere, invece, Loreena McKennitt racconta di essere tornata alla sue origini, con sonorità celtiche più tradizionali che, a suo dire, hanno qualcosa “parla dal profondo“, in modo “evocativo e senza tempo”, rendendo di fatto “questo genere musicale universale”.
Loreena McKennitt: “La musica è l’antidoto alla tecnologia alienante”
Il nuovo disco, racconta ancora Loreena McKennitt, vuole riportare gli ascoltatori “a tempi più semplici. Ho 67 anni, sono nata analogica, ma da 20 anni è arrivato internet, siamo più connessi, ma è anche tutto più complicato” ed è sempre meno il tempo, oltre allo spazio, che ognuno si ritaglia “per riflettere” e “andare nel profondo” della propria anima. “C’è in queste mie canzoni la nostalgia di un periodo senza i media”, ragiona ancora Loreena McKennitt, “dove le persone si guardavano le une con le altre e imparavano, gli uomini non erano spettatori ma partecipavano“. Un invito “a tornare a qualcosa di più intimo e personale, all’autenticità” dell’esperienza comunitaria che la musica stimola e veicola, “anche ora nell’era dell’intelligenza artificiale”. Per colpa della tecnologia, infatti, “perdiamo il contatto con la nostra umanità“, mentre secondo Loreena McKennitt “la musica è qualcosa che possiamo condividere, un linguaggio universale”.