Fra gli ospiti di ieri del programma di Rai Tre, Che Tempo Che Fa, classico appuntamento della domenica sera condotto da Fabio Fazio, vi era anche la ricercatrice Sabrina Arena. Durante il consueto momento scientifico, a fianco del professor Roberto Burioni, noto virologo del San Raffaele, ha presenziato anche la professoressa associata di Istologia del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, una luminare nel campo della ricerca per contrastare il cancro. Di recente è stata infatti l’autrice di uno studio eseguito dall’IRCCS di Candiolo e dal Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, pubblicato poi sulla rivista Clinical Cancer Research, attraverso cui si è sottolineato come le proteine coinvolte nei sistemi che riparano il DNA, potrebbero essere degli ottimi bersagli per i nuovi farmaci anche nei pazienti oncologici che non rispondono ad altre terapie cosiddette a target molecolare.



“Questa sera parliamo del DNA: è stato scoperto a metà degli anni 50. Questo codice genetico è stata una delle scoperte più importanti. Si è iniziato a leggere qualcosa in questo DNA agli inizi degli anni 80”, ha anticipato l’argomento il professor Burioni che poi ha aggiunto: “Adesso sta completamente cambiando la prospettiva: i tumori vengono visti tutti insieme e viene visto il difetto che c’è in ogni singolo tumore e quale farmaco può essere usato per quel paziente. Questa è una rivoluzione”.



SABRINA ARENA E LE NUOVE TECNOLOGIE PER CONTRASTARE IL CANCRO

A quel punto è entrata in studio la dottoressa Sabrina Arena, che ha raccontato: “I tumori sono delle malattie molto eterogenee. Non presenteranno mai un singolo difetti, ma diversi. E’ possibile grazie a queste tecnologie di sequenziamento identificare quali sono le alterazioni genetiche maggiormente presenti”.

E ancora, soffermandosi sulle nuove tecniche di cura che si stanno studiando negli ultimi anni: “Quello che si cerca di fare adesso è di cronicizzare la malattia, con farmaci di nuova generazione, appena si ha un’identificazione genetica”. Quindi la dottoressa ha concluso: “La scienza ha sviluppato i farmaci comunemente conosciuti come ‘a bersaglio molecolare’ che vanno a bersagliare le alterazioni molecolari e le vanno ad uccidere o a inibire la loro crescita”.