STORIA VERA TED BUNDY CHE ISPIRÒ IL FILM CON ZAC EFRON: COSA SCATENÒ IN LUI QUESTA VIOLENZA?

Il film “Ted Bundy. Fascino criminale” in onda oggi su Rai 3 fornisce l’occasione per raccontare la storia vera di uno dei serial killer più sanguinari della storia. Theodore Robert Bundy, detto Ted, è nato a Burlington, negli Stati Uniti, il 24 novembre 1946 da una ragazza madre. Circostanza, quest’ultima che ne segnerà l’esistenza. La mamma di Ted Bundy, per allontanare da sé lo stigma sociale che si sarebbe abbattuto su di lei se si fosse appreso che aveva dato alla luce un bambino senza padre, decise di affidare le cure di Ted Bundy ai suoi genitori. Il piccolo Ted crebbe così pensando di essere figlio dei propri nonni, scoprendo soltanto diversi anni più tardi, sperimentando un inevitabile shock, che quella che a lungo aveva considerato una propria sorella era in realtà sua madre. Un altro evento che determinò la sua azione da serial killer negli anni a venire sembra essere stata la decisione di una ragazza, Stephanie Brooks, di lasciarlo in tronco dopo aver conseguito la laurea.



TED BUNDY: DALLA CONDANNA ALLA SEDIA ELETTRICA

Ted Bundy venne condannato alla sedia elettrica da un tribunale per aver commesso 3 omicidi, ma in quella circostanza ammise di essersi macchiato di ben 30 delitti, uno più efferato dell’altro. Il serial killer prendeva di mira delle perfette sconosciute, spesso studentesse universitarie di corporatura minuta, dai lunghi capelli scuri con la linea al centro. Una tesi vuole che Bundy andasse alla ricerca di vittime simili alla sua ex fidanzata per punirla simbolicamente per averla respinta. La stessa Brooks, del resto, appreso forse che Bundy stava iniziando a farsi un nome negli ambienti che contano grazie alla sua indubitabile intelligenza, scelse di tornare insieme a lui. Questa volta, però, fu proprio Ted a lasciarla per dimostrare a se stesso di poterle riservare lo stesso trattamento che lei aveva riservato a lui anni prima. Il modus operandi preferito da Ted Bundy per adescare le vittime era quello di fingere di avere un braccio ingessato e di avere bisogno di un aiuto per portare delle cose in macchina. Una volta fatta salire a bordo la ragazza con le sue qualità da affabulatore, la vittima scopriva l’assenza di maniglia sul lato passeggero. In trappola, la malcapitata veniva picchiata, violentata e uccisa. Il suo corpo violato alle volte anche dopo la morte, la sua testa decapitata. Un’altra tecnica lo vedeva impersonare un poliziotto e convincere le vittime a seguirlo. Per ben due volte, arrestato, Bundy fu in grado di evadere e tornò ad uccidere.



Quando il giudice lo condannò alla sedia elettrica, alla fine della lettura della sentenza gli riservò queste parole: “Si prenda cura di se stesso, figliolo. Glielo dico sul serio, si prenda cura di se stesso. È una tragedia per questa corte vedere un tale totale spreco di umanità come quello che ho visto in questo tribunale. Lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Avrei voluto vederla in azione, ma lei si è presentato dalla parte sbagliata. Si prenda cura di lei. Non ho nessun malanimo contro di lei. Voglio solo che lo sappia. Si prenda cura di se stesso“. Ted Bundy morì il 24 gennaio 1989.

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