“PRESSIONI” DAL VATICANO ALL’IRAN PER NON ATTACCARE ISRAELE: LA TELEFONATA TRA IL CARD. PAROLIN E IL PRESIDENTE PEZESHKIAN

Le pressioni sull’Iran per evitare di lanciare un attacco contro Israele, in risposta agli omicidi dei leader di Hamas e Hezbollah, giungono fino dal Vaticano dove il Segretario di Stato Card. Pietro Parolin questa mattina mattina ha contattato telefonicamente il neo-presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Ufficialmente una telefonata di rito ad inizio mandato, ma il senso del contatto fra il massimo esponente della diplomazia di Papa Francesco e il presidente “moderato” di Teheran è quello di interrompere sul nascere la possibile escalation che potrebbe abbattersi in Medio Oriente se si aprisse un fronte potenzialmente più pericoloso di Gaza e dello Yemen.



«Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha avuto questa mattina, 12 agosto, una telefonata con il neo presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian», così riporta la nota del direttore della Sala Stampa in Vaticano, Matteo Bruni. Mentre ancora dagli Usa giungono notizie di un attacco ritardato ma ormai imminente tra oggi e domani, il cardinale Parolin punta al “soft power” con la diplomazia iraniana: dopo essersi congratulato con l’elezione a nuovo Presidente dell’Iran, prendendo il posto dell’ex leader Raisi morto in circostanze misteriose in elicottero lo scorso 19 maggio 2024, ha trattato i temi «di comune interesse».



Massimo riservo sui contenuti della telefonata, se non per un accenno non da poco fatto dalla nota del Vaticano: «il cardinale Parolin ha espresso la seria preoccupazione della Santa Sede per quanto sta accadendo in Medio Oriente». Viene poi ribadito dal diplomatico di Papa Francesco, al telefono con il leader politico iraniano, «la necessità di evitare in ogni modo che si allarghi il gravissimo conflitto in corso e preferendo invece il dialogo, il negoziato e la pace». Come ha ribadito in Udienza Generale il Santo Padre, è solo l’amore a vincere contro l’odio, «la vendetta sia disarmata dal perdono».



L’APPELLO DEL PAPA E LE TENSIONI IN MEDIO ORIENTE: GLI SCENARI SULL’IRAN

Secondo le informazioni di intelligence giunte in Usa dall’Iran, il motivo per cui Teheran ancora non ha sganciato il suo attacco di vendetta (come già minacciato) è proprio per la mediazione fatta dal presidente Pezeshkian con l’ayatollah Khamenei: il rischio di scatenare un’escalation di guerra in Medio Oriente sarebbe alla base delle varie pressioni che Paesi arabi (Qatar ed Egitto), Stati Uniti, Ue e ora anche il Vaticano, stanno esercitando con l’Iran per evitare un attacco su larga scala in Israele.

La telefonata del cardinale Parolin ha il merito di avere sentito direttamente il “n.2” di Teheran, parlando di pace, negoziati e dialogo: l’Iran alla fine un attacco lo piazzerà, ma il grado di pericolosità (diverso un obiettivo militare, ed esempio, da un attentato contro civili nelle città israeliane) probabilmente condizionerà il livello di risposta che darà poi lo Stato Ebraico. Nell’Angelus da Piazza San Pietro domenica 11 agosto, Papa Francesco ha richiamato la necessità della pace in tutto il Medio Oriente, così come aveva specificato nel messaggio durante l’Udienza Generale dello scorso mercoledì 7 agosto, così come nell’Angelus del 4 agosto: «Seguo con grandissima preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più». Il Vaticano ha richiamato direttamente Israele a non aumentare attacchi e uccisioni in territorio nemico, così come ora Parolin all’Iran chiede moderazione nel non allargare il conflitto: appena mercoledì era ancora il Papa a lanciare l’appello a tutti gli attori protagonisti in Medio Oriente, affinché «il conflitto non si allarghi e si cessi immediatamente il fuoco su tutti i fronti, a partire da Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima, è insostenibile».