SVOLTA IN UCRAINA, ECCO COSA HANNO DECISO TRUMP E PUTIN: LA TREGUA CI SARÀ (SI ATTENDONO LE TEMPISTICHE)
Russia e Stati Uniti concordano nel dire che la telefonata Trump-Putin iniziata alle 15, ore italiane, e durata quasi 3 ore, è stata molto soddisfacente: al netto delle preoccupazioni dell’Ucraina che continua a non credere alle promesse del Cremlino, il vertice telefonico di questo pomeriggio ha suggellato una serie di novità non da poco. A cominciare dalla tregua momentanea accettata in sostanza da Putin dopo il negoziato Usa-Ucraina avvenuto a Gedda: per 30 giorni l’esercito russo ha ricevuto oggi l’ordine di non attaccare infrastrutture energetiche in tutto il territorio ucraino, così come Kiev aveva promesso di fare nel dialogo con il team americano in Arabia Saudita.
I due Paesi in guerra da oltre tre anni scambieranno 175 prigionieri di guerra, e si impegnano a proseguire i negoziati dopo la tregua di un mese arrivando ad una «pace duratura e definitiva». Putin ha poi chiesto che nel corso della tregua vengano cessati gli aiuti militari occidentali all’Ucraina, mentre Trump avrebbe ottenuto il timing dei negoziati da un cessate il fuoco «energetico e infrastrutturale» iniziale, proseguendo poi con «negoziati tecnici sull’attuazione di un cessate il fuoco marittimo nel Mar Nero», per finire con una tregua finale per una pace «permanente». Così la Casa Bianca nel comunicato ufficiale dopo la telefonata Trump-Putin, tutto confermato anche dal Cremlino in versioni che non sembrano differire: tali negoziati inizieranno già nei prossimi giorni in Medio Oriente, probabilmente sempre in Arabia Saudita dell’alleato comune Bin Salman.
Sia Trump che il capo del Cremlino concordano nel ritenere importante fermare subito la guerra e per farlo serve però una pace duratura e non momentanea: da qui i negoziati saranno convocati nel breve tempo con la presenza sempre degli Stati Uniti (mentre non si fa cenno all’Europa) per giungere rapidamente ad un vero cessate il fuoco globale. Novità nella novità, nella telefonata-fiume di questo pomeriggio i due leader mondiali hanno parlato anche dell’evoluzione di guerra in Medio Oriente, annunciando una cooperazione Usa-Russia per prevenire futuri conflitti. Putin ammette che l’alleato Iran non possa mai più essere in grado di distruggere Israele, il che potrebbe portare ad evoluzioni importanti sul settore del nucleare.
Serve «fermare la proliferazione di armi strategiche», spiega la Casa Bianca in accordo con il Cremlino, impegnandosi entrambi «a garantire la più ampia applicazione possibile». Da Mosca si sottolinea che verranno sì interrotti gli attacchi contro la rete energetica in Ucraina, così come le infrastrutture in generale per i prossimi 30 giorni: resta la comune intesa con Trump per portare a termine la tregua finale, sottolineando la creazione di gruppi esperti americani e russi «che lavoreranno per raggiungere un accordo di pace» definitivo.
Readout of President Donald J. Trump’s Call with President Vladimir Putin:
Today, President Trump and President Putin spoke about the need for peace and a ceasefire in the Ukraine war. Both leaders agreed this conflict needs to end with a lasting peace. They also stressed the…
— Karoline Leavitt (@PressSec) March 18, 2025
“LA PACE IN UCRAINA MAI COSÌ VICINA”: LA TELEFONATA TRUMP-PUTIN OGGI POMERIGGIO, COSA POTREBBE EMERGERE
Tra le 2 e le 4 del pomeriggio in Italia – ovvero tra le 16 e le 18 a Mosca, così come tra le 11 e le 13 a Washington: fissato l’orario della telefonata Trump-Putin da Casa Bianca e Cremlino, vi è un mondo intero che attende con ansia l’esito di quello che i due Presidenti di Usa e Russia si diranno dopo la tregua siglata dagli Stati Uniti con l’Ucraina di Zelensky. Nella seconda ufficiale telefonata tra i due leader dall’insediamento di Donald Trump alla guida dell’America, i tanti dossier sul piatto vedono in cima la pace con l’Ucraina, con lo stesso tycoon che si dice molto ottimista sui risultati che si potranno costruire nei negoziati dopo questa telefonata.
La tregua non inizierà certo domani ma da quanto Trump riuscirà a convincere Putin sul diminuire le condizioni russe e aumentare le istanze ucraine, passerà il bilancio finale di una pace che da tre anni a questa parte non è mai stata così vicino. Come ha del resto sottolineato lo stesso Presidente Usa alla vigilia della telefonata di oggi, 18 marzo 2025, la fine della guerra tra Russia e Ucraina «non è mai stata così vicino a trovare l’accordo di pace». In un mondo travolto dagli eventi di guerra, dai piani di riarmo e da un’insicurezza generale ulteriormente accresciuti in questi ultimi mesi, un piccolo spiraglio di speranza si può scorgere all’orizzonte.
I negoziati di pace passeranno da diversi altri colloqui, tanto tra americani e russi quanto fra gli emissari di Trump con l’alleato ucraino: l’obiettivo è arrivare ad un tavolo condiviso per la pace se non entro, quantomeno subito dopo Pasqua, ma gli ostacoli e i nodi da sciogliere sono tutt’altro che semplici. Usando le parole della portavoce della Casa Bianca Leavitt, nel quotidiano breafing, dopo lo sforzo diplomatico delle scorse settimane, «siamo sulla linea delle 10 yard dalla pace», mutuando il gergo del football americano. Se è vero che Trump e Putin parleranno della completa normalizzazione delle relazioni bilaterale delle due superpotenze, al centro della telefonata vi è il piano di pace siglato da Kiev su proposta della diplomazia americana.
LE POSIZIONI DELLA RUSSIA, LA MEDIAZIONE USA E I DUBBI DI KIEV. SULL’EUROPA…
Dopo l’incontro dell’inviato speciale Witkoff al Cremlino, la distanza tra Stati Uniti e Russia si è ordita ulteriormente e probabilmente a sancire un vero accordo servirà l’incontro di persona tra Trump e Putin, anch’esso al centro della telefonata di questo pomeriggio. Non mancherà un accenno sulla altrettanto complessa vicenda in Medio Oriente, dopo che nella notte Israele ha deciso di rompere la tregua con Hamas per la ostinata resistenza della sigla palestinese nell’accettare la liberazione degli ostaggi ancora in mano agli islamisti.
Ma è indubbio che la comunità internazionale si attende dalla telefonata Trump-Putin un passo avanti deciso sulla tregua di pace, al netto delle (tante) condizioni poste in queste settimane dalla Russia: niente Kiev nella NATO, no ai soldati ONU in Ucraina, fine del Governo Zelensky e garanzie sul futuro dei confini dopo la fine della guerra. Queste quantomeno quelle che pubblicamente Putin ha ammesso di aver ribadito alle parti: sul piatto in realtà ci sono anche altri elementi chiave per Mosca, dalla fine delle sanzioni occidentali (che il Cremlino avrebbe richiesto con forza anche negli ultimi contatti con gli Usa), il futuro del controllo sulle centrali ucraine, su tutte quella strategica di Zaporizhzhia (che Trump vorrebbe invece far tornare sotto il controllo ucraino), e ancora il riconoscimento internazionale dei territori occupati dalle forze russe ma non del tutto conquistati, a cominciare dalla Crimea.
L’Ucraina da par suo non si fida della promesse che Putin potrebbe confermare nel colloquio con Trump, ma si fida del pian di pace con iniziale tra di 30 giorni, concordato con gli States: «Ci aspettiamo dalla Russia che accetti senza condizioni questa proposta», ha detto il responsabile degli Esteri a Kiev, Andrii Sybiha, confermato subito dopo dal Presidente Zelensky ancora sul piano Usa-Ucraina «per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni». Quello che però la Russia ritiene “pericoloso” e fuori contesto nelle trattative di pace è parlare dell’invio di militari europei sul territorio ucraino: lo ha ribadito ancora oggi il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, sottolineando come l’UE starebbe cercando «creare artificialmente una minaccia russa per giustificare la militarizzazione dell’Europa».