IL VATICANO CONFERMA LA TELEFONATA CON ZELENSKY: COSA SI SONO DETTI (OLTRE AGLI AUGURI PER LA PRONTA GUARIGIONE DEL PAPA)
Nelle ore in cui il Governo dell’Ucraina limava i dettagli dell’accordo di pace concordato con gli Stati Uniti – e mentre il Cremlino dava il suo assenso, con molte riserve e diverse condizioni (im)poste al nemico, il Presidente Volodymyr Zelensky sentiva al telefono il Segretario di Stato in Vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Dopo tre anni di lunga e sanguinosa guerra nell’est dell’Europa, la Santa Sede torna ad un contatto diretto con Kiev dopo i tanti trascorsi nei mesi in cui il mondo restava distante dal tema centrale della pace.
Al di là delle frizioni avute in passato tra i funzionari del Governo ucraino e il Vaticano, in merito soprattutto alle dichiarazioni di “equidistanza” sulla necessità della pace tanto con il popolo ucraino quanto con quello russo (anche se permane fin dal primo giorno della guerra la preghiera del Papa per la “martoriata Ucraina”), il Santo Padre con il suo inviato speciale per la missione di pace (il cardinale Zuppi, ndr) è stato il primo leader mondiale a credere fermamente nella possibilità di pace tra i due popoli in guerra.
Si arriva così al colloquio avvenuto lo scorso 14 marzo 2025 – ma confermato solo oggi nel bollettino diffuso dal Vaticano in mattinata – tra il Presidente Zelensky e il Segretario di Stato Parolin, nel corso del quale il Governo di Kiev ha manifestato in primis il pieno augurio per una pronta guarigione di Papa Francesco, ancora in ricovero al Gemelli dopo oltre un mese di degenza per una brutta polmonite bilaterale che lo ha colpito.
Non si limita però solo ad un sincero scambio di auguri e impressioni, la telefonata Zelensky-Parolin si è incentrata sulla proposta di tregua lanciata dagli Usa di Trump a cui l’Ucraina ha aderito, dopo lo scontro avvenuto solo due settimane prima nel colloquio-show alla Casa Bianca.
LA PACE SENZA “PRECONCETTI”, IL “CANTIERE” DI ZUPPI E IL TEMA DEI PRIGIONIERI
Il Vaticano fa sapere di continuare la piena preghiera per la pace in Ucraina, con Papa Francesco e il Card. Parolin che auspicano come tutte le parti coinvolte nella fine di questa inutile guerra possano ritrovarsi in un dialogo sincero, «senza precondizioni di alcun tipo» e sempre indirizzato a giungere ad una reale pace «duratura e giusta». La Chiesa manda un messaggio chiaro a Ucraina e Russia: il piano di pace Usa è un buon punto di partenza che i contendenti non devono “sprecare”, occorre andare oltre i preconcetti e le difficoltà per imbracciare un vero cessate il fuoco duraturo.
În conclusione, come già si era attivato nelle scorse settimane il responsabile della missione di pace del Vaticano in Ucraina, il cardinale Zuppi, la Chiesa Cattolica auspica che si possa fare ancora di più per la liberazione dei prigionieri. La via della pace resta quella del multilateralismo, auspicata dal Magistero di Bergoglio anche ben prima dell’esplodere dei tanti conflitti che oggi fanno temere in tanti (e non solo a Papa Francesco, primo a dirlo in tempi non sospetti) una vera “terza guerra mondiale a pezzi”.
Ed è lo stesso arcivescovo di Bologna a considerare il “cantiere della pace” in Europa e in generale nell’Occidente, l’occasione storica che il mondo ha per poter uscire dalla vile logica della guerra e delle violenze. Dopo la telefonata con Parolin era stato lo stesso Zelensky a ringraziare la Chiesa per i circa 19mila bambini ucraini coinvolti nelle operazioni di recupero ottenute dalla diplomazia del Vaticano.
Serve fare ancora di più ma per il Governo di Kiev la presenza della Santa Sede è stata molto utile nello sbloccare e condurre a termine positivamente lo scambio con la Russia. In particolare il contributo del cardinale Parolin, ammette il Presidente ucraino, è stato fondamentale per riportare migliaia di minori ucraini deportati dopo l’invasione russa nel Donbass iniziata il 24 febbraio 2022.