I condannati per reati ostativi a cui sono concessi benefici penitenziari possono avere contatti telefonici con i figli minori: lo stabilisce una sentenza della Corte costituzionale secondo cui non possono essere sottoposti a ulteriori restrizioni, in quanto sarebbe illegittimo e irragionevole. La questione era stata sollevata dal magistrato di sorveglianza di Padova, secondo cui impedire le telefonate ai figli minori ai condannati per reati ostativi viola il diritto di famiglia, in quanto il legame tra padre e figlio è un diritto fondamentale che si può limitare solo per motivi gravi. Inoltre, il detenuto in questione non era coinvolto in fatti di criminalità organizzata da due decenni e aveva pure mostrato progressi nel suo percorso di rieducazione.



Ritiene altresì che si configuri una discriminazione per i figli di condannati per mafia, perché si crea na disparità di trattamento che non trova giustificazione. Come evidenziato dal Dubbio, riscontra pure un contrasto con le convenzioni internazionali sui diritti umani, in particolare con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Convenzione sui diritti del fanciulloAlla luce di tutto ciò, il magistrato di sorveglianza di Padova aveva sospeso il processo e sollecitato la Corte Costituzionale a valutare la legittimità della norma.



PERCHÈ BENEFICI VANNO ESTESI AI CONDANNATI PER REATI OSTATIVI

La sentenza della Consulta ricorda che chi mantiene legami con la criminalità e/o è pericoloso socialmente non ha diritto a tali benefici, mentre la collaborazione con la giustizia, rappresentando una rottura con l’ambiente criminale, permette di usufruirne, ma in realtà anche i condannati per reati ostativi possono usufruirne, pur non collaborando con la giustizia, se non sono pericolosi socialmente e non hanno più legami con la criminalità. I giudici, d’altra parte, rimarcano che i magistrati di sorveglianza possono valutare caso per caso: il principio è che la pena deve essere riflesso della gravità del reato, non della severità del regime sanzionatorio.



Riservare ulteriori restrizioni ai condannati per reati ostativi, se pure quei presupposti sopra indicati sono rispettati, è sbagliato per la Corte costituzionale, perché quei detenuti non devono essere sottoposti a regimi più sfavorevoli, se non sono pericolosi e hanno diritto ai benefici penitenziari, come nel caso preso in esame, in cui il condannato aveva già usufruito di benefici, come permessi premio e telefonate ai parenti durante la pandemia Covid, alla luce dei sui progressi in fase di rieducazione. La Consulta fa anche notare che le restrizioni non devono rappresentare un’altra punizione per il detenuto, ma sono legittime solo per i condannati pericolosi. Impedire le telefonate ai figli minori ai condannati per reati ostativi, infine, sarebbe una forma di discriminazione e contrasterebbe con l’articolo 3 della Costituzione, in base a cui non possono essere imposti trattamenti diversi se le situazioni sono simili.

Le conclusioni della Consulta sono considerate un passo fondamentale verso il rispetto dei diritti umani anche per i condannati per reati ostativi che hanno dimostrato di aver intrapreso un percorso di rieducazione. Peraltro, i contatti con i figli sono un diritto fondamentale e importante anche in relazione al fine del reinserimento sociale del detenuto.