LA “RICETTA” DI ELENA UGOLINI (IST. MALPIGHI BOLOGNA): “SPEGNERE I TELEFONINI IN CLASSE”

Da giorni sulle cronache nazionali per l’iniziativa “choc” lanciata ormai da un anno presso l’Istituto Malpighi di Bologna, la ex sottosegretario al MIUR (sotto il Governo Monti) Elena Ugolini spiega a “La Verità” il perché l’iniziativa di non accettare i telefonini in classe non sia una “mossa antiquata” da “censura” ma un tentativo virtuoso di rilanciare il tema dell’educazione a 360°. La professoressa Ugolini (come ama farsi chiamare, rifiutando l’appellativo di “rettrice” o “rettore”) è alla guida delle scuole Malpighi di Bologna, con 2000 studenti in 7 plessi da asilo fino alle superiori da gestire ogni giorno. Lancia una sfida alla politica quando compie un paragone tra la sua iniziativa sugli smartphone e i temi ben più gravi del Paese: spiega Ugolini, «può succedere solo se la politica smette di pensare solo al consenso e si assume la responsabilità di fare anche cose impopolari, che daranno frutti nel tempo».



Il clamore derivato dalla sua proposta di vietare l’uso dei telefonini a scuola l’ha stupita: «Abbiamo fatto questa proposta e ragazzi e personale ci hanno dato fiducia. Ne è nato molto: mi colpiscono gli studenti che addirittura dimenticano il telefono, o scendono le scale e aspettano a riaccendere. Mi dicono: “Ho scoperto che non ne ho bisogno”». Racconti, testimonianze e incredibili scoperte nel dialogo emerso con i ragazzi dopo le prevedibili e comprensibili iniziali perplessità sulla proposta della professoressa: «cito un nostro alunno di 15 anni: a chi gli chiedeva se lo avessero privato della sua libertà, ha risposto: una libertà che genera dipendenza è libertà?». O come la ragazza che provocatoriamente ha ribattuto sul fatto di doversi chiedere, tra i professori, perché molte volte i ragazzi in classe preferiscono guardare il cellulare piuttosto che seguire la lezione.



“LA SCUOLA È AL CAPOLINEA, SERVE RILANCIARE L’EDUCAZIONE”: PARLA LA PROFESSORESSA UGOLINI

Il tema per Elena Ugolini è lo stesso posto anni fa quando tentò in politica di cambiare per il meglio la visione della scuola italiana: «la relazione educativa», è sempre questo il centro di ogni azione virtuosa della scuola con valore pubblico (ergo sia statale che paritaria). Secondo la responsabile dell’istituto Malpighi di Bologna anche la politica dovrebbe rendersi conto degli elementi virtuosi e di merito che possano migliorare l’esperienza educativa oggi come domani: «Sono debitrice a don Luigi Giussani (fondatore di Comunione e Liberazione, ndr) che mi ha fatto capire che esiste una chiave di accesso a tutti, da Leopardi al compagno di banco, da Platone ai ministri: c’è sempre una via per la bellezza, la verità e il bene, che vale la pena di ricercare. Al Malpighi non chiediamo il certificato di battesimo, abbiamo sempre cercato di migliorare la proposta didattica e avvicinato culture diversissime: musulmani, ebrei, atei ci scelgono per la qualità», spiega ancora Ugolini a “La Verità”



L’ex sottosegretario al MIUR, dichiaratamente cattolica ma non per questo – anzi, proprio per questo – meno attenta alla completa libertà laica nella scuola italiana, riflette sulla situazione attuale dell’istruzione nel nostro Paese dopo i difficilissimi anni della pandemia: «sull’educazione siamo già arrivati al capolinea, non possiamo perdere nemmeno un minuto. L’esempio delle bande di adolescenti tredicenni che devastano, rapinano e bullizzano è un segno evidente». La scuola da sola non basta e non può neanche sostituirsi al primo nucleo fondamentale per l’educazione, ovvero la famiglia: eppure, denuncia Ugolini, non serve solo «lanciare il progetto contro il cyberbullismo». Occorre partire per un progetto in senso lato dall’investire su persone «che desiderano veramente il bene dei ragazzi», e serve poi «un patto bipartisan tra chi ha a cuore il futuro di questo Paese». Il rilancio della scuola paritaria è solo un briciolo delle potenzialità proposte dall’esempio virtuoso del Malpighi a Bologna: «Se ancora si pensa alle paritarie come scuole per ricchi, si è molto lontani dalla realtà. In tutta la Penisola sono in crisi, ne chiudono molte, le famiglie non riescono più a pagare le rette e i costi di gestione aumentano». Un modello interessante è quello olandese, dichiaratamente laico e tutt’altro che “tenero” con le esperienze cattoliche: «fioriscono le scuole gestite anche da privati, ma a cui tutti possono accedere senza oneri aggiuntivi». Certo, il tema è complesso e non è tutto fattibile subito: per Elena Ugolini però qualcosa è già possibile farla ora, «Mettiamo subito in Finanziaria la stessa quota che va alla primaria anche agli altri livelli di scuole e la stabilizzazione dei 70 milioni destinati al sostegno . Lo sa che dalla prima media in poi, su questo, arrivano al massimo 4.000 euro all’anno a prescindere dalla gravità? Sono sufficienti per due ore la settimana. E poi riduciamo il divario: alle scuole statali arrivano 54 miliardi, a quelle paritarie 540 milioni all’anno. I 5 miliardi aggiuntivi del Pnrr sono andati solo alle statali. In Italia ci sono 800.000 cittadini di serie B». Secondo la responsabile del Malpighi non è un controsenso puntare sulla scuola paritaria per aiutare quella pubblica: a “La Verità” conclude infatti la professoressa, «Scegliere in quale scuola mandare i propri figli fa bene anche alla scuola statale. Un regime di monopolio come mai può aiutare un miglioramento della qualità? Serve pluralismo».