Lo storico quotidiano britannico The Telegraph è finito recentemente al centro di una possibile indagine da parte della National Crime Agency per la segnalazione, da parte di un anonimo, di presunte “attività finanziare sospette“. Non è chiaro se e quando l’NCA avvierà effettivamente l’indagine contro il quotidiano, ma nel frattempo anche Ofcom (simile alla nostra Agcom) e il governo inglese hanno annunciato l’intenzione di esaminare il caso.



A dare l’annuncio della possibile indagine contro il Telegraph è stato il Times, citando alcune fonti senior della società del quotidiano, secondo le quali alla NCA sono state trasmesse informazioni riguardo il possibile illecito finanziario. Secondo chi ha avanzato la segnalazione, l’illecito sarebbe avvenuto in un momento precedente all’acquisizione del quotidiano da parte degli attuali proprietari, ovvero la private equity statunitense RedBird e la Internazional Media Investment, società con sede negli Emirati Arabi Uniti di proprietà dello sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan (vice primo ministro degli Emirati e proprietario del Manchester City). Non è chiaro quale delle due entità che possiedono il Telegraph potrebbe aver commesso l’illecito finanziario, ma la NCA sembra intenzionata ad indagare soprattutto sul gruppo di Abu Dhabi.



La contestata acquisizione del Telegraph

Insomma, nelle prossime giornate sarà chiaro se contro il Telegraph verrà avviata una vera e propria indagine o se, più probabilmente, la segnalazione verrà archiviata. Allo stato attuale, il direttore del giornale si è detto completamente estraneo ai fatti e si è reso disponibile a qualsiasi indagine del caso. Resta il fatto che per l’NCA e per diversi commentatori la posizione del gruppo emiratino rimane sospetta, trattandosi peraltro dell’azionista principale con il 75% delle quote.

L’acquisizione del Telegraph era arrivata dopo un complicato momento finanziario per il quotidiano britannico, che si trovava ad affrontare debiti per 1,2 miliardi di sterline, costringendo la Lloyds Bank a confiscarlo e metterlo all’asta. Si sono, dunque, fatti avanti le due entità finanziarie, che sono riuscite ad accaparrarsene il controllo, non senza diverse critiche. Si teme, infatti, che il gruppo degli Emirati Arabi Uniti potrebbe fare pressioni sulla linea editoriale del Telegraph. Circostanza, questa, più volte smentita anche dall’azionista statunitense, il quale ha assunto il ruolo di direzione editoriale, mentre l’IMI ne cura l’aspetto finanziario ed economico.