Negli ultimi giorni da pare della Nasa è stato lancia un allarme – raccolto dal quotidiano britannico DailyMail – per l’arrivo di una tempesta solare tra le più grandi mai osservate negli ultimi anni: un fenomeno del tutto naturale e che dovrebbe essere (almeno teoricamente) privo di rischi per noi esseri umani e – soprattutto – per la vita; ma che al contempo potrebbe anche provocare un diffuso blackout in tutto il mondo. Ai rischi e alle conseguenze ci arriveremo tra un attimo perché prima vale la pena sottolineare che il primo a parlare della tempesta è stato il Solar Dynamics Observatory della Nasa; mentre pochi giorni dopo è arrivata anche un’ulteriore conferma da parte della National Oceanic and Atmospheric Administration che – differentemente dalla SDO – ha anche avanzato l’ipotesi dei blackout.
Al centro del singolare fenomeno – riporta sempre il DailyMail – ci sarebbe un ‘brillamento solare freddo‘ individuato dagli osservatori terrestri: un evento del tutto diverso dai consueti brillamenti caldi, osservato molto raramente e che è ancora oggetto di studi per comprenderne la reale natura e – soprattutto – le implicazioni e le eventuali cause. Il brillamento (differentemente da quanto fa pensare il nome) si presenta come un’ampia macchia d’ombra sulla superficie solare; mentre se si potesse osservare da vicino avrebbe l’aspetto di una massa di fumo nero.
Cos’è una tempesta solare e cosa sono i brillamenti freddi osservati dalla Nasa
Quella massa – spiegano sempre gli esperti della Nasa al quotidiano britannico – è ‘animato’ da tante piccole esplosioni di plasma freddo (con una temperatura attorno ai 36mila gradi Fahrenheit, rispetto ai 144mila consueti della massa solare), che generano proprio la tempesta solare di cui vi stiamo parlando: le certezze degli esperti sono veramente poche, ma è stato studiato e chiarito che a questo tipo di esplosioni sono sempre corrisposte delle ingenti radiazioni di microonde e – soprattutto – picchi altissimi di sincrotrone.
L’esplosione oggetto del possibile blackout risale alla scorsa domenica ed è stata classificata con la lettera M (la seconda per intensità dopo la X, e poco prima della C e della B), oltre che inserita all’interno di un’ampia tempesta solare che solamente un paio di giorni fa ha causato già diversi blackout tra l’Asia e l’emisfero occidentale; tra cui il più intenso (di classe M3.2) ha causato la completa interruzione delle comunicazioni radio in tutta l’area dell’Oceano Pacifico.
Quali sono i rischi per la tempesta solare: dalle fluttuazioni elettriche al blackout, cosa c’è da sapere
Capito – almeno sommariamente – cosa sia un’esplosione solare possiamo passare alla parte sicuramente più importante: i rischi per il nostro bel pianeta azzurro e verde. Il punto di partenza ci ricollega alle classi di rischio perché secondo la Nasa solamente gli eventi di classe X e M sono in grado di raggiungere il nostro pianeta; ma seppur non abbiamo testimonianze dirette della più elevata, sulla seconda diverse certezze ci sono grazie agli eventi degli ultimi giorni di cui vi abbiamo parlato poche righe fa.
Ma insomma: di quali rischi parliamo? Quelli che vi abbiamo già accennato in apertura: secondo la NOAA attorno alla giornata di venerdì (in un orario non meglio precisato, ma ipoteticamente per tutta la giornata) ci sarà circa un 60% di possibilità di – citiamo direttamente l’istituto – “fluttuazioni della rete elettrica” in tutto il mondo; con la conseguenza che la corrente potrebbe saltare a fasi alternate. Ma non solo, perché a quel 60% si deve aggiungere anche un ulteriore 15% di probabilità che dalla classe M la tempesta solare passi alla X e in questo caso dalle fluttuazioni elettriche si passerebbe anche al completo blackout dei sistemi di comunicazione e trasmissione come – per esempio – radio, telefoni, cellulari e anche televisori.
Il succo – però – è uno solo: si tratta di eventi del tutto naturali e che potrebbero provocare al più qualche limitato disagio, senza influenzare in modo netto la nostra vita fuorché per brevissimi momenti; così è importante tenere a mente che il blackout completo è un’ipotesi del tutto infinitesimale e – almeno per ora – non verificata.