I numeri parlano chiaro: li consumano 7,4 milioni di famiglie italiane (Fonte: Gfk Italia Consumer Panel), ovvero ben 85 connazionali su 100 (Fonte: Natruly). Muovono vendite per oltre 1,2 miliardi di euro, spinti da una crescita del +8,4%, che si accompagna a un vero e proprio boom a volume: in questo caso infatti in soli 12 mesi si è registrata una accelerazione del +18%.
Parliamo dei cibi ricchi (o arricchiti) di proteine, diventati ormai un solido trend topic anche nella dieta dei consumatori italiani, grazie al variegato set di caratteristiche positive che questi alimenti possono mettere in campo. Le proteine sono infatti utili per dimagrire, migliorare le prestazioni sportive e costruire massa muscolare, ma anche per sostenere gli anziani. Sono insomma fondamentali per la salute. Gli esperti dicono che costituiscono macronutrienti di cui il nostro corpo ha bisogno quotidianamente, il cui apporto deve rappresentare il 15-20% delle calorie quotidiane, insieme a carboidrati (45-60%) e grassi (25-30%). E questo, stando alle indicazioni dell’Oms, significa che un adulto in normali condizioni di salute deve assumerne circa 1 grammo per ogni chilo di peso corporeo. Si tratta, insomma, di un “ingrediente” irrinunciabile, il cui corretto consumo – sottolineano i nutrizionisti – è correlato alla riduzione della mortalità e delle malattie croniche. Le proteine svolgono infatti attività enzimatiche od ormonali, funzionano come recettori o “leganti” per svariate sostanze, farmaci in primis. E possono essere coinvolte nella contrazione muscolare, nella risposta immunitaria, nella coagulazione del sangue.
Va detto, però, che esistono varie tipologie di fonti proteiche. E che occorre distinguere tra quelle di origine animale e vegetale. “Le prime – spiega Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista all’Università Campus Biomedico di Roma – sono definite di alto valore biologico e risultano più complete, quindi facilmente sfruttabili per la sintesi proteica, perché contengono tutti gli aminoacidi essenziali senza dover ricorrere a particolari combinazioni alimentari”. E qui va segnalata in particolare la Bresaola della Valtellina IGP, che in una porzione da 50 g assicura un contenuto proteico nobile di 16,5 gr. “Questo salume tipico – afferma Piretta – presenta la più alta concentrazione di proteine per 100 gr di alimento rispetto agli altri prodotti della carne vaccina. E va aggiunto che si tratta di proteine di alta qualità, essenziali quindi per gli anziani inappetenti o per chi fa attività sportiva nel pasto pre-gara, che deve essere di scarsa quantità”.
Le proteine vegetali, invece, presentano un basso o medio valore biologico e, “sebbene forniscano un importante contributo nutrizionale – nota Piretta -, sono caratterizzate da molecole più difficili da digerire da un punto di vista enzimatico. La loro biodisponibilità è dunque minore rispetto a quella delle proteine di origine animale. Detto ciò, è ovvio che anche queste devono far parte di una sana alimentazione”.
Il tutto, nel segno del buon senso. “È bene – conclude Piretta – che le proteine non diventino assolute protagoniste della dieta. Le diete iperproteiche possono essere molto efficaci per dimagrire subito, ma è fondamentale che siano seguite su consiglio di un esperto, sotto stretto controllo e per periodi brevi. Questo perché, alla lunga, un regime privo o povero di altri elementi può avere ripercussioni sul sistema endocrinologico”.
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