Una decisione (poi revocata) che evocava il pericolo comunista e ipotizzava di fatto una situazione pericolosa con la Nord Corea, ma che il presidente Yoon Suk Yeol avrebbe preso per dirimere questioni interne con il parlamento sulla legge di bilancio. La decisione della Sud Corea di imporre la legge marziale, spiega Giuseppe Morabito, generale dell’esercito, fondatore dell’IGSDA e membro del collegio dei direttori della NATO Defense College Foundation, potrebbe essere interpretata così: un modo un po’ sbrigativo per mettere a tacere l’ex opposizione, la quale, dopo le ultime elezioni in parlamento, è diventata maggioranza, condizionando le scelte del capo dello Stato. Poi, dopo le proteste dei manifestanti e il voto del parlamento, è stata revocata dal governo. Una vicenda tutta interna, quindi, che non può certo fare piacere agli Stati Uniti: non possono permettersi segni di debolezza da un alleato in un’area in cui la competizione con la Cina Popolare è sempre più serrata.



Generale, cosa è successo in Corea del Sud? Perché si è arrivati addirittura alla legge marziale?

Siamo di fronte a una resa dei conti a livello politico tra il presidente eletto, che non ha più la maggioranza in parlamento, e l’opposizione, che con il voto dell’aprile di quest’anno ha ottenuto 170 seggi su 300. Yoon Suk Yeol, per tacitarla, ottenere l’approvazione della legge di bilancio e controllare il Paese, ha dichiarato la legge marziale.



Il presidente ha motivato la sua decisione come difesa dalle forze comuniste e filo-nordcoreane, evocando di fatto una ripresa della conflittualità con Pyongyang. C’è un pericolo di guerra?

La legge marziale può essere dichiarata in caso di guerra o minaccia allo Stato, ci deve essere un pericolo per la nazione. Per questo, anche se l’intento sembra essere di dirimere questioni politiche interne, ha dovuto fare appello a queste motivazioni.

Ma c’è un pericolo di invasione da parte dei nordcoreani?

Negli ultimi tempi la Corea del Nord ha inviato al Sud palloni aerostatici pieni di rifiuti ed escrementi, mentre dal Sud sarebbero partiti dei droni che hanno lanciato volantini sulle città nordcoreane. E c’è stato l’avvicinamento tra Putin e Kim Jong-un che tutti sappiamo. Si può parlare di un aumento della tensione.



Sufficiente per la legge marziale?

Difficile dire come venga percepita la minaccia. In passato, però, la Corea del Nord si è resa protagonista di azioni di disturbo, esercitazioni, prove con il lancio di missili, ma la legge marziale non veniva dichiarata dal 1980; non se ne vedeva il motivo. Al momento non ci sono segnali di un attacco dei nordcoreani al Sud. Tra l’altro, il nuovo presidente USA Donald Trump aveva un buon rapporto con il dittatore della Corea del Nord; il suo insediamento potrebbe aiutare a distendere la situazione.

La legge marziale può far pensare a un rischio di dittatura anche nella Corea del Sud?

No, è un Paese democratico. Infatti nel giro di poche ora è stata trovata una soluzione, dopo il pronunciamento del parlamento la legge marziale è stata annullata. Non vedo il pericolo di una deriva totalitaria.

Gli americani come possono aver giudicato questa decisione del presidente sudcoreano?

Non credo che l’abbiano concordata con il presidente. In un momento di forte contrasto con la Cina Popolare, di sicuro gli Stati Uniti non vedono di buon occhio l’indebolimento interno di un loro alleato, che, tra l’altro, proprio recentemente ha rinvigorito i suoi rapporti anche con il Giappone per contrastare la politica cinese nel Pacifico.

(Paolo Rossetti)

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