La tradizione, se così si può chiamare, dei colpi di Stato in Bolivia, nazione che ne detiene un record storico, purtroppo continua a occupare le cronache internazionali. È un male ormai endemico che però ha delle precise ragioni che hanno a che vedere con la difficoltà che il Paese ha di vivere una democrazia, per diversi motivi.



In primo luogo, da anni la Bolivia è una nazione divisa in due: un sud-ovest dove dominano gli Aymarà, un’ etnia che costituisce oltre il 50% degli abitanti del Paese che nel resto del suo territorio vede oltre 87 tribù differenti, e un nord-est industrialmente sviluppato, dove dominano i meticci e la razza bianca e nel quale imperversa il potere economico.



Questa contrapposizione, a livello politico e in base ai numeri, ha da molti anni favorito il Mas, il movimento socialista comandato dai cocacoleros e fortemente, fino a poco tempo fa, nelle mani di Evo Morales.

E qui sorge il vero punto  che spiega i gravi problemi politici del Paese. Perché il sindacalista ed ex Presidente della Bolivia, che ha esercitato la massima carica per ben tre mandati (dal 2006 al 2019) è il classico esempio della famosa frase di Andreotti “Il potere logora chi non ce l’ ha”. Dapprima perdendo un referendum per la continuazione del suo mandato e quindi partecipando e vincendo le elezioni del 2019, però con un’ampia frode elettorale confermata da organismi internazionali preposti a vigilare sullo scrutinio. Cosa che provocò un altro golpe militare che restituì un ordine democratico sotto una Presidente ad interim (Jeanine Añez) che condusse il Paese a libere elezioni che nel 2021 portarono alla vittoria il “delfino” di Morales e candidato del Mas Luis Arce. Il quale, una volta raggiunto il potere, fece arrestare e poi condannare, attraverso un processo da molti considerato una farsa, la Añez, ancora oggi in carcere, accusandola, ovviamente, di “colpo di Stato”.



Da un po’ di tempo, però, pure il delfino è entrato in rotta di collisione con Morales e tra i due è scoppiata letteralmente una guerra principalmente perché quest’ultimo, nonostante i divieti  vuole essere candidato alle presidenziali che si terranno nel 2025. Arce ultimamente lo ha accusato di ordire un… colpo di Stato, cosa che ha di fatto provocato il sollevamento militare guidato dall’ex comandante generale dell’esercito boliviano Juan José Zuniga, destituito ieri in poche dopo aver minacciato pubblicamente l’ex Presidente Evo Morales.

Il problema, quindi, risiede proprio nel pensiero andreottiano sopra citato e nel fatto che Morales non ne voglia sapere di arrendersi di fronte alla democrazia. Purtroppo ha dalla sua parte il potere dei narcos, che già influenzano o tengono sotto controllo diversi Paesi latinoamericani governati dal populismo. Situazione quindi imprevedibile e che può per questo rivelarsi estremamente grave in una Bolivia che, non fosse malata di golpite acuta, potrebbe godere di una situazione economica favorevole, che registra aumenti del Pil di circa il 5% annuo, dato estremamente positivo. Ma la tranquillità non pare costituire un elemento della sua rocambolesca storia.

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