BRASILE, IL TENTATO GOLPE CON ASSALTO AL CONGRESSO: LE COLPE DEL GOVERNO LULA
È il quotidiano brasiliano “Folha de Sao Paulo” a rivelare le ultime clamorose novità sull’indagine della polizia militare del Brasile in merito al tentato golpe con assalto al palazzo del Congresso dello scorso 8 gennaio 2023. In sostanza, viene scagionato l’esercito mentre diverse responsabilità vengono addossate al Governo Lula, il presidente di sinistra rieletto alle ultime Elezioni sconfiggendo Jair Bolsonaro, i cui presunti sostenitori attaccarono il Palazzo Planalto proprio per protestare contro i risultati delle Elezioni.
L’indagine ha concluso infatti che l’esercito «non è stato responsabile dell’assalto golpista alla piazza delle Tre Potenze a Brasilia», mentre vi sono «indizi di responsabilità del Segretario alla sicurezza e del coordinamento presidenziale». Stando al surplus di indagini messo in campo da Polizia investigativa e commissione ad hoc, non vi è stato da parte del Governo Lula adeguata «pianificazione» per la gestione dell’emergenza.
CAOS GOVERNO-ESERCITO DURANTE IL TENTATO GOLPE: LE NOVITÀ E IL DOCUMENTO
Ed è proprio l’inadeguatezza gestionale di quei giorni a non aver potuto prevenire «l’invasione e i danni causati al Palazzo Planalto, sede della Presidenza»: così riporta un documento d’indagine ottenuto dal quotidiano ‘Folha de Sao Paulo’ che ora inguaia la Presidenza Lula. Dopo l’assalto alle istituzioni tentato dai seguaci di Bolsonaro era stato l’esercito e la polizia ad esser stati messi nel mirino da Lula per alcuni comportamenti di soldati “permissivi” se non proprio “conniventi” con i manifestanti: ora però le indagini puntano il dito proprio contro la mancata organizzazione dei vertici dello Stato. Il presidente Lula, nel denunciare che ci sarebbe stata “connivenza” tra alcuni militari e gli assaltatori dei palazzi dei tre poteri, ha promesso che «da ora in poi saremo più duri».
In Brasile però molti temono che il “caso Bolsonaro” con il tentato golpe possa cogliere il pretesto per «una involuzione autoritaria», sulla scia di quelle che hanno fatto negli ultimi anni diversi altri presidenti di sinistra in Sud America. Secondo quanto riportato lo scorso gennaio da Maurizio Stefanini su “Il Foglio”, citando informazioni ottenute dal Brasile, «si teme che Lula possa imporre un suo vecchio progetto di “regolazione dei mezzi di comunicazione”, già iniziato con la creazione di una Procura nazionale di difesa della democrazia e di una Segreteria politica digitale “contro le fake news e l’incitazione all’odio». L’Esercito, contattato dopo l’uscita del documento su “Folha de Sao Paulo”, ha precisato che l’inchiesta «era stata trasmessa alla Procura Militare perché fossero presi i provvedimenti necessari».