Cinque realtà produttive, di cui quattro vitivinicole, tra Toscana e Umbria: Vino Nobile di Montepulciano, Brunello e Sagrantino sono i gioielli della produzione vinicola. Nuove risorse per aggiungere qualità a tutti i processi aziendali. E per puntare anche sul turismo dei winelovers.

Non si tratta proprio di trasformare l’acqua in vino, ma sostenibilità per un’azienda agricola fortemente concentrata sull’attività vitivinicola vuol dire occuparsi anche dell’acqua. Recuperare l’acqua piovana è un modo per ridurre l’impatto ambientale, vuol dire non gravare sugli impianti idrici pubblici, vuol dire traguardare le crisi di siccità sempre più frequenti. L’allargamento del bacino di raccolta di acque piovane presso la Tenuta di fattoria del Cerro a Montepulciano (da 40 mila metri cubi a 95 mila) e la creazione di un nuovo bacino in zona San Giuseppe a Montepulciano (90 mila metri cubi) non saranno le attività peculiari dell’azienda, ma indicano un modo di operare. Una filosofia da non tradire.



“L’utilizzo e l’implementazione delle tecnologie non è per noi solo un razionalizzazione della gestione, ma uno strumento per essere sempre più sostenibili e rispettosi del territorio in cui siamo” commenta Antonio Donato, direttore generale delle Tenute del Cerro, la società agricola del Gruppo Unipol, composta da 5 realtà produttive, 3 in Toscana e 2 in Umbria. Quattro sono dedicate all’attività vitivinicola; una, in Umbria, vicino a Umbertide, produce olio, tabacco e frutta (soprattutto le pesche di Montecorona).



Vini di qualità

L’estensione complessiva aziendale è di circa 4.500 ettari di cui 300 ettari sono vitati. La produzione annuale si attesta nel suo complesso su 1,5 milioni di bottiglie, con le denominazioni del Vino Nobile di Montepulciano di Fattoria del Cerro (da cinque anni Tre Bicchieri del Gambero Rosso), Brunello di Montalcino de La Poderina (una produzione di nicchia con 60mila bottiglie all’anno), Chianti Colli Senesi di Fattoria del Cerro e Sagrantino di Montefalco di Còlpetrone. “Quest’ultimo rappresenta una vera chicca, anche se meno nota del Brunello – commenta Donato – puntiamo molto anche sull’Umbria dove siamo presenti con Còlpetrone, la più grande tenuta privata produttrice di Sagrantino, la nostra tenuta è una realtà di oltre 140 ettari, dei quali 63 a vigneto e di questi 35 a Sagrantino. Il Sagrantino è uno dei più grandi vitigni autoctoni italiani che meglio sa trasmettere nel bicchiere il connubio con il territorio in cui cresce; forti di questa consapevolezza abbiamo appena lanciato sul mercato Ò di Còlpetrone, cru di Sagrantino situato nel vigneto esposto a nord est a 350 metri sul livello del mare a Montefalco”.



Qualità assoluta e continua ricerca. “Sempre in tema di sostenibilità ambientale, nel 2021 si è completata la conversione a biologico della Tenuta di Monterufoli, con la prima produzione bio di Vermentino 2021” aggiunge il direttore generale dell’azienda. Sul tema della sostenibilità Tenute del Cerro dal 2018 si è fatta parte attiva di un progetto di agricoltura 4.0 in collaborazione con l’Università di Firenze e la società Copernico di Montalcino. Il progetto prevede il miglioramento di tutte le attività in campagna e il migliore utilizzo delle risorse idriche, attraverso sia il posizionamento di innovative sensoristiche in vigna e sia grazie all’intervento di mezzi agricoli di ultima generazione muniti di interfacce digitali che possono fornire indicazioni just in time alla piattaforma di gestione agronomica aziendale.

Tecnologia e investimenti nelle Tenute del Cerro

Tecnologia, qualità della produzione, pianificazione e investimenti: “Tutto ciò è possibile anche grazie al fatto di essere parte di una struttura di gruppo solida, come Unipol, che ci impone obiettivi di redditività, ma che consente di programmare e investire: due verbi decisivi nelle attività agricole” aggiunge Donato. Proprio in queste settimane è stata inaugurata la nuova cantina logistica “Le Cerraie”. Con un investimento di circa 10 milioni di euro, è stato perseguito il miglioramento e l’ampliamento della capacità produttiva e di stoccaggio di Fattoria del Cerro; la struttura di 4.000 metri è stata realizzata con tecniche di costruzione attente alla sostenibilità ambientale ed è dotata di pannelli fotovoltaici per una produzione di energia pari a 100 KW; la struttura ha una copertura in pannelli di pasta di legno, che oltre a valorizzarne l’aspetto estetico, ha funzione di isolamento termico e conseguente risparmio energetico.

Tenute del Cerro, più spazio ai winelovers

Un altro capitolo importante nello sviluppo di Tenute del Cerro riguarda l’ospitalità. Già oggi ci sono due strutture ricettive a Montepulciano e a Monterufoli. “La domanda dei winelovers è in continua crescita, soprattutto dall’estero. Vogliamo attrezzarci per migliorare l’accoglienza e assicurare le migliori esperienze a questo nuovo turismo enologico, sempre più affermato” spiega Donato. Le 11 camere di Montepulciano raddoppieranno entro il 2024 (i lavori inizieranno a fine 2022), e la struttura sarà dotata anche di una Spa all’avanguardia. Un modo per destagionalizzare la meta. Le 15 camere di Monterufoli, invece, saranno completamente ristrutturate, per aggiungere fascino a quello che già il luogo assicura. “La struttura di Monterufoli sorge dove dal 1600 erano attive le miniere di calcedonio dei Medici – aggiunge Donato – e dove poi sorse la stazione ferroviaria per lo smistamento e il trasporto dei minerali”.

La storia del territorio si unisce alla qualità dei prodotti, assicurando un’offerta sempre più suggestiva a visitatori in cerca di esperienze turistiche di qualità. Più camere, ristorazione più raffinata, sale meeting, wine shop: tutto quello che rende il viaggio degli enoturisti più indimenticabile. “Tenute del Cerro rappresenta per Unipol Gruppo una realtà di assoluto prestigio, che incarna quei valori di legame con il territorio e rispetto per l’ecosistema per noi molto importanti”, commentava pochi giorni fa Gian Luca Santi, Business Development and Corporate Communication General Manager Gruppo Unipol. Un’indicazione che si riassume nella parola evocata all’inizio da Antonio Donato: sostenibilità.

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