IL “GIALLO” SULLA FIDUCIA SUPPLICANS AL SINODO 2024: COS’È SUCCESSO TRA RADCLIFFE E IL CARD. BESUNGU

Non di solo “donne” si è parlato e discusso nel Sinodo dei Vescovi appena concluso: una polemica, seppur senza “scontri epocali”, è sorta sulla dichiarazione “Fiducia supplicans” facendo ben comprendere come il tema delle benedizioni LGBTQ è tutt’altro che “risolto” nell’intera Chiesa mondiale. Sabato 26 ottobre 2024 il Vaticano ha pubblicato il Documento Finale della Seconda Sessione del Sinodo dei Vescovi, chiuso poi oggi ufficialmente da Papa Francesco nella Santa Messa celebrata in Basilica San Pietro: tra i tanti temi toccati e i numeri “dossier” che vengono elencati all’interno del corposo documento, si scorge un piccolo ma significativo “giallo” emerso negli scorsi giorni tra il cardinale africano Fridolin Ambongo Besungu – Arcivescovo di Kinshasa e Presidente del Secam (vescovi di Africa e Madagascar) – e il cardinale eletto, nonché teologo pro-LGBT, il britannico Padre Timothy Radcliffe.



Tutto nasce da un articolo uscito sul “Osservatore Romano” lo scorso 12 ottobre, nel pieno delle riunioni in Vaticano per il Sinodo 2024: nel lungo editoriale scritto dal prossimo cardinale nominato da Papa Francesco per il Concistoro dell’8 dicembre 2024, viene fortemente criticata la Conferenza episcopale africana in merito alla mancata applicazione della dichiarazione “Fiducia supplicans” sul via libera (parziale) alle benedizioni delle coppie gay nelle chiese. Nell’articolo sull’organo ufficiale della Santa Sede padre Radcliffe critica il “no” della Secam alla dichiarazione firmata dal Pontefice, scrivendo che i vescovi africani sarebbero ancora oggi sotto una pressione molto forte «da parte degli evangelici, con denaro americano; degli ortodossi russi, con denaro russo; e dei musulmani, con denaro dei ricchi Paesi del Golfo». Per il teologo progressista che da anni spinge per aprire quante più “aperture” possibili ai tema delle coppie LGBTQ all’interno della Chiesa accusa in poche parole i vescovi africani, e con loro il responsabile cardinale Besungu, di non aver recepito le direttive sia per «arretratezza culturale della popolazione» e sia perché “pressati” dai fondi economici di cui le altre religioni dispongono.



CARD. BESUNGU E IL TEOLOGO RADCLIFFE SI CHIARISCONO AL SINODO MA IL TEMA PERMANE…

Dopo il clamore generato in pieno Sinodo dei Vescovi 2024 il “caso” è stato chiuso dagli stessi due protagonisti che, dopo essersi chiariti, hanno espresso le loro personali critiche con quanto pubblicato dall’Osservatore Romano che pure permane il quotidiano della Santa Sede (e che tra l’altro non ha cancellato affatto l’articolo, di fatto dunque considerato attendibile). In conferenza stampa negli ultimi giorni del Sinodo il cardinale Besungu ha spiegato che l’accusa di ricevere soldi da Russia, Medio Oriente e quant’altro è assolutamente falsa. Ma dice di non avercela con il teologo britannico, in quanto «io non riconosco lui in quello che è stato scritto, lui è venuto da me perché ha letto l’articolo ed è rimasto sconvolto per il fatto che gli sia attribuito tale pensiero. Padre Radcliffe dice di non aver mai detto questo».



Secondo l’arcivescovo del Congo invece è chi ha scritto quell’articolo ad aver voluto creare l’incidente diplomatico al Sinodo: il mistero resta anche perché l’editoriale è a firma autentica di padre Radcliffe, pure lui in una nota poi accusante l’Osservatore Romano per non aver compreso appieno l’intento del suo intervento. Non di solo diaconato femminile insomma si è discusso, anche se la vicenda tra Besungu e Radcliffe è stata molto poco chiacchierata in ambito sia nazionale che mondiale. La versione data dal futuro cardinale e teologo “pro-LGBT” è che quell’articolo sia stato in realtà frutto di un commento di Phil Lawler su “Catholic Culture”: «Non ho mai scritto né suggerito che le posizioni adottate dalla Chiesa cattolica in Africa fossero influenzate da considerazioni finanziarie». A dirla tutta, la spiegazione successiva che ne dà padre Radcliffe non sembra distanziarsi di molto dalla polemica iniziale a cui il prelato congolese si è fermamente opposto: secondo il teologo inglese infatti la Chiesa in Africa sarebbe comunque «sotto forte pressione da parte di altre religioni e chiese ben finanziate da fonti esterne».

PAPA FRANCESCO HA CONCLUSO IL SINODO DEI VESCOVI 2024: IL MESSAGGIO E IL DOCUMENTO FINALE

Al netto però delle polemiche e di “distanze” che non sembrano essere state superate neanche dal Documento Finale sul Sinodo per la Sinodalità chiuso in questo ottobre 2024, Papa Francesco ha voluto spingere i propri fratelli partecipanti al mese di sedute in Santa Sede verso un futuro di sinodalità ed evangelizzazione “dei cuori”: «in questi passi sono necessari le pause, i silenzi, la preghiera. È uno stile che stiamo apprendendo insieme, un po’ alla volta. Lo Spirito Santo ci chiama e ci sostiene in un questo apprendimento, che dobbiamo comprendere come processo di conversione». Non decisioni nette ma un metodo, quello dell’ascolto “del Spirito Santo”, che deve rimanere il punto chiave anche dopo il Sinodo della Chiesa, in vista soprattutto dell’anno Santo del Giubileo 2025.

Nell’omelia della Santa Messa oggi di fine Sinodo in Vaticano, è sempre il Pontefice a richiamare la Chiesa sinodale come diretta sequela di Cristo nel raccogliere il grido di chi soffre: «Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria», ha detto ancora Papa Francesco davanti ai tantissimi partecipanti al Sinodo in questo mese di ottobre, bensì di una Chiesa che possa affidare al Signore le proprie sofferenze e cecità. Il metodo è quello di camminare con Lui e grazie a Lui, raccogliendo il grido del mondo ma anche portando la gioia del Vangelo fino alle più lontane periferie: per poter vivere davvero occorre non “sedersi” mai, in quanto «vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro». Serve seguire il Signore in comunità e unità, non per i propri “percorsi personali”, ma al contempo la Chiesa occorre sia più missionaria di quanto non lo sia già, una Chiesa illuminata da Gesù e che possa portare la luce del Vangelo, una Chiesa insomma che non sia “statica”, ma missionaria, «che cammina con il Signore lungo le strade del mondo».