Il quotidiano La Verità si è soffermato ieri sul caso dei “baby trans”, le transizioni di genere nei minori, sottolineando come vi siano molti dubbi circa i benefici reali della “trasformazione”, i bloccanti la pubertà. “«Non esistono prove» che la transizione sessuale «aiuti» i minori con disforia di genere o che dia loro qualsivoglia beneficio. Non solo: «Non esistono studi a lungo termine che dimostrino benefici» e neppure «che valutino i rischi a associati a interventi medici e chirurgici forniti a questi adolescenti»”.



Questo quanto scrive il giornale citando l’ultima e più accurata revisione della letteratura scientifica curata dalla pediatra californiana Jane E. Anderson dell’American College of Pediatricians, precisamente il suo lavoro Mental health in adolescents with incongruence of gender identity and biologic al sex. Nel suo lavoro l’esperta mette in dubbio il fatto che bloccando la pubertà dei minori con disforia di genere li faccia stare meglio.



TEORIE PRO BLOCCANTI LA PUBERTA’ SONO IMPERFETTE: “SI CORRE RISCHIO DI PSICOPATOLOGIE”

«Sia prima sia dopo la “terapia di affermazione di genere”», si legge nello studio, «gli adolescenti che presentano incongruenze nell’identità di genere corrono un rischio maggiore di psicopatologia rispetto ai loro coetanei che si identificano con il loro sesso biologico», di conseguenza si può concludere che «non ci sono prove a lungo termine che i problemi di salute mentale siano diminuiti o alleviati dopo la terapia di affermazione del genere».

Prima di arrivare a tale conclusione la studiosa, come scrive La Verità, ha esaminato ogni ricerca sul tema fino ad ora eseguita, ed in particolare quella effettuata dalla McMaster University secondo cui su 61 revisioni della letteratura individuate, solo 14 sono state ritenute in grado di rispondere ad un esame approfondito, senza comunque individuare studi seri che confrontino le condizioni dei minori che usano o meno i bloccanti della pubertà. «non è noto – concludono gli autori – se le persone con disforia di genere che assumono bloccanti della pubertà sperimentino maggiori miglioramenti nella disforia di genere, nella depressione, nell’ansia e nella qualità della vita rispetto a quelle con disforia di genere che non li usano». Mancano pure riscontri «sugli effetti dei bloccanti della pubertà su l l ’idea suicidaria».



TEORIE PRO BLOCCANTI LA PUBERTA’ SONO IMPERFETTE, GILLBERG: “SOLO UN GRANDE ESPERIMENTO”

Una conclusione che fa tornare alla mente le parole di Christopher Gillberg, docente a Goteborg e luminare, che in occasione di un intervento apparso qualche anno fa su Svenska Dagbladet, aveva parla di “grande esperimento” nel definire il trattamento e la chirurgia sui minori.

Tornando all’analisi dell’American College of Pediatricians, vengono demolite le ricerche pro transizione di genere dei minori, definendo le stesse «gravemente imperfette», per via delle «dimensioni ridotte del campione, il suo reclutamento parziale, i pazienti persi al follow-up e durate estremamente brevi di monitoraggio». Viene anche messo in discussione il fatto che i minori transgender andrebbero, come dicono molti esperti, assecondati nelle loro richieste di «cambio di sesso», anche perchè se è vero che «il tasso di suicidio è ovviamente preoccupante», dall’altro, «non è diverso da quello sperimentato da individui che abbiano subito bullismo o che si identificano come lesbiche, gay o bisessuali». La dottoressa Anderson conclude dicendo: «Come minimo dovrebbero essere condotti studi controllati a lungo termine se si vogliono continuare questi interventi».