Potrebbe esserci una sfida social dietro la morte di uno studente di 16 anni, morto impiccato con la cintura dei pantaloni. La tragedia è avvenuta venerdì a Roseto degli Abruzzi. Il ragazzo era di notte davanti al computer, col cappio al collo, agonizzante. Così lo ha trovato il fratello 12enne. Ora la procura di Teramo vuole fare chiarezza sulla morte, dunque ha aperto un’inchiesta per verificare se il suicidio sia legato a gesti estremi su cui girano video via social. Basti pensare ai video che girato in rete riguardo, ad esempio, la Blackout Challenge, la sfida a trattenere il fiato, a restare senza respirare il più a lungo possibile. Il 16enne, figlio di genitori romeni integrati nella comunità locale, era nella sua camerata, invece i tre fratellini più piccoli e i genitori erano in salotto a guardare la televisione.



Attorno alla mezzanotte della vigilia di Pasqua, il fratello di 12 anni, che condivide la stanza con lui, è entrato e lo ha visto esanime con la cintura stretta al collo. Stando a quanto ricostruito dal Messaggero, si è messo a urlare attirando l’attenzione dei genitori, che hanno allertato i soccorsi. I sanitari, giunti sul posto, hanno provato in tutti i modi a rianimare il 16enne per circa 40 minuti, ma tutti i loro sforzi sono risultati vani. Sul posto sono accorsi anche i carabinieri per i rilievi del caso e sentire i parenti. Inoltre, è arrivato il medico legale che però non ha individuato segni di violenza sul corpo. Quindi, si parla di suicidio senza una spiegazione, visto che il 16enne non ha lasciato alcuna lettera. Ma la procura di Teramo ha aperto un’inchiesta per induzione al suicidio, esplorando la pista della sfida social.



16ENNE MORTO IMPICCATO, LA PROF: “NON AVEVA PROBLEMI”

La pm Francesca Sani martedì deciderà se procedere con l’autopsia sul corpo del 16enne o se restituire il corpo alla famiglia per la sepoltura. Il magistrato, intanto, ha disposto il sequestro dei pc e cellulari, oltre ad aver nominato un tecnico per le verifiche sugli strumenti informatici. Al momento, stando a quanto riferito dal Messaggero, è escluso il movente del bullismo, anche perché il 16enne non aveva problemi di questo tipo. Inoltre, era uno studente modello che frequentava anche attività extracurricolari per accumulare crediti formativi ed era una promessa della tecnologia. Nessuno sa se conoscesse la challenge social. «Sono sconvolta. È stato un fulmine a ciel sereno. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da quel ragazzo», dichiara al Messaggero la professoressa Laura Melchiorre, insegnante di informatica, materia preferita del 16enne. Infatti, la docente lo definisce «un genio». Ma andava bene in tutte le materie e non trascorreva troppo tempo da solo al pc.



La docente non ha idea di cosa sia successo, ma chiarisce: «Come insegnante posso assicurare che Antonio non ha mai dato nessun tipo di segnale che potesse far pensare a un gesto estremo». La docente lo definisce un ragazzo speciale ed educato: «Se sembrava triste o depresso? Assolutamente no, aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra». Esclude anche l’ipotesi bullismo per il 16enne: «Era addirittura un punto di riferimento per gli altri studenti. Stiamo parlando di un ragazzo molto altruista e sempre pronto ad aiutare gli altri. So che non dovrei raccontarlo, ma in questo caso è giusto che lo faccia». Esclusi anche i problemi in famiglia: «Noi professori conosciamo i genitori e anche vedendo il comportamento dello studente, dopo anni di esperienza, ci rendiamo conto di chi viene da una famiglia com- plicata o sta vivendo una situazione difficile, e questo non è il caso di Antonio. Era un ragazzo amato». Tutto ciò rende ancor più inspiegabile la morte del 16enne.