La terapia al plasma freddo per guarire le ferite croniche, utile nei trapianti di pelle e forse anche contro il cancro alla pelle. Eppure non è ancora riconosciuta. Iniziamo da una premessa per chi non conosce il plasma freddo. Non ha nulla a che vedere col sangue. Si tratta di un gas ionizzato in cui gli elettroni non sono in equilibrio termodinamico con le altre specie, in quanto sono caratterizzati da una temperatura molto più alta rispetto a quella delle specie più pesanti (ioni e specie neutre). Per intenderci, il plasma è la materia di cui sono fatti i fulmini, l’aurora boreale e il sole. Il plasma freddo ha diverse applicazioni. Ad esempio, nell’industria alimentare, è usato soprattutto per trattamenti antibatterici (sterilizzanti) su frutta, verdura e altri cibi che hanno superfici delicate. Proprio per queste sue proprietà è estremamente interessante anche per la medicina, anche se siamo ancora in una fase sperimentale. Lo spiega Welt am Sonntag, che cita il caso di un paziente tedesco che a causa del sarcoma di Kaposi, un tipo di tumore che si presenta in varie parti del corpo, è stato sottoposto alla radioterapia. I medici, però, hanno commesso un grave errore: hanno usato una dose molto alta.



Per questo si è staccata la pelle dalla parte inferiore della gamba sinistra, lasciando una ferita per la quale l’unica soluzione è l’amputazione. Al Martin Luther Hospital di Berlino, in Germania, stanno sperimentando un cerotto, una specie di medicazione fatta di schiuma e pellicola con conduttori stampati, che viene posizionato sopra la ferita e collegato al generatore di plasma freddo con un cavo. Quando viene premuto il pulsante, per due minuti non accade praticamente nulla. In realtà, vengono inviati brevi impulsi elettrici e l’aria sotto la medicazione inizia a luccicare di un colore viola-blu. Si formano composti di ossigeno e azoto, così come radicali liberi, una miscela altamente reattiva. Vengono creati ozono, radiazioni UV, campi elettromagnetici. Il risultato è che vengono uccisi batteri, virus e funghi, danneggiando in maniera lieve le cellule del corpo, che vengono solo irritate, ma non distrutte.



TERAPIA AL PLASMA FREDDO: LA SVOLTA E GLI STUDI IN CORSO

Con la terapia al plasma freddo i vasi si rinnovano e si forma la pelle protettiva, ciò che serve per guarire le ferite croniche. Spesso, infatti, non è possibile perché il tessuto è scarsamente rifornito di sangue e quindi mancano nutrienti e difese. Questo è il caso delle gambe dei diabetici e delle persone con vene varicose, così come di alcune ferite chirurgiche. Ad aprire la strada a questa cura sono stati gli scienziati del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics (MPE) di Garching. Poi è stata fondata la società Terraplasma ed è stato sviluppato il primo dispositivo al mondo a plasma freddo per scopi medici. Ma come evidenziato dal Welt am Sonntag, somigliava ad un piccolo aspirapolvere portatile, quindi era estremamente inadatto all’uso di routine. Le ferite non potevano essere completamente coperte. La svolta si è avuta quando è stato coinvolto il biologo e chimico Carsten Mahrenholz della Rheinisch-Westfälische Technische Hochschule (RWTH) di Aquisgrana. Un medico della Charité di Berlino chiese aiuto al team per una giovane donna finita in terapia intensiva dopo essere stata cosparsa di benzina e data alle fiamme.



L’idea era di usare la terapia al plasma freddo contro le sue ustioni. Senza sapere se avrebbe funzionato, i ricercatori costruirono una specie di cannone al plasma, lo caricarono in macchina e andarono a Berlino, riscontrando effetti positivi dopo due mesi. Ora ci sono diverse aziende che producono dispositivi a plasma freddo per la medicina. Il Federal Joint Committee (GBA), un organismo composto da rappresentanti del sistema sanitario, sta attualmente esaminando se il plasma apporti effettivamente un beneficio aggiuntivo per i pazienti. Per Steffen Emmert, capo della clinica dermatologica presso il Rostock University Medical Center, la terapia al plasma freddo potrebbe fare ancora di più. Insieme ai colleghi, sta indagando fino a che punto combatte il melanoma. «A causa del loro speciale metabolismo, le cellule tumorali contengono già molti composti reattivi ossigeno-azoto». La terapia a plasma freddo potrebbe ucciderle, ma la sua teoria non è stata ancora provata. Sono ancora in corso studi su larga scala.