Il professor Alberto Mantovani, celebre immunologo, è intervenuto sulle colonne de “Il Corriere della Sera” nella mattinata di oggi, martedì 6 aprile 2021, affrontando numerose questioni connesse alla pandemia di Coronavirus, su tutte quella del vaccino AstraZeneca. “Capisco l’esitazione di fronte a messaggi contraddittori, che generano incertezza – ha esordito –. Bene che si analizzino tutti i dati disponibili. I casi gravi di trombosi osservati in relazione al vaccino potrebbero essere forse causati, secondo una recente pubblicazione, dalla formazione di autoanticorpi, come succede, in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina: una condizione definita Vipt (Vaccine induced prothrombotic immune thrombocytopenia)”.
Uno scenario totalmente inedito che, qualora venisse confermato, potrebbe orientare i medici verso la diagnosi e la terapia di questi rari eventi avversi. “Per ora – ha proseguito Mantovani – l’analisi condotta da Ema sul vaccino Oxford AstraZeneca ha rassicurato sul fatto che non causi un aumento della frequenza di tromboembolia, ma aspettiamo ulteriori analisi. In Humanitas abbiamo vaccinato oltre 22mila persone senza problemi inattesi”.
MANTOVANI: “ATTENDIAMO ALTRI DATI SU ASTRAZENECA. VACCINARSI È BENE”
Nel prosieguo della sua intervista pubblicata su “Il Corriere della Sera” di oggi, il professor Alberto Mantovani ha poi abbandonato l’argomento AstraZeneca, sottolineando come chi ha avuto il virus abbia “un grado di protezione importante, ma solo nell’ordine del 40% in chi ha più di 65 anni. Quindi chi ha avuto il Coronavirus deve vaccinarsi, però diversi studi dimostrano che è sufficiente una sola dose, cosa che, fra l’altro, farebbe risparmiare due milioni di dosi di vaccino in Italia, mentre su scala globale questa strategia salverebbe cento milioni di vaccini a costo zero”. Vaccinare, tuttavia, rimane un imperativo categorico, anche se in alcune categorie di soggetti fragili il vaccino può funzionare un po’ meno bene, secondo Mantovani: “Dobbiamo vaccinare sicuramente le persone fragili, ma anche studiare come proteggerle al massimo, quindi capire quando vaccinarle, individuare quali fra di loro hanno una risposta maggiore o minore. Dobbiamo accompagnare la vaccinazione con programmi di ricerca che permettano di rispondere sempre meglio alle loro esigenze. In questo senso sono in corso studi collaborativi fra diversi istituti che avranno probabilmente il sostegno del ministero della Salute”.
TERAPIE ANTI-COVID, MANTOVANI: “FORSE SVOLTA ENTRO FINE ANNO”
Il professor Alberto Mantovani, su “Il Corriere della Sera”, si è infine focalizzato sulle terapie anti-Covid, sottolineando gli insuccessi di vecchi antivirali, quali ivermectina, colchicina, la combinazione azitromicina-idrossiclorochina, che “non hanno retto alle verifiche di sperimentazioni rigorose, sebbene avessero dato speranze in studi osservazionali limitati a poche decine o centinaia di soggetti”. Il desametasone e i cortisonici, invece, si sono dimostrati attivi su pazienti con insufficienza respiratoria e bisogno di assistenza respiratoria, mentre “in altre condizioni i dati suggeriscono che possa addirittura essere nocivo. Questo viene chiaramente detto dalle linee-guida Idsa, che sono molto rigorose e rappresentano un punto di riferimento”. Ha fallito anche la vitamina D, in quanto un’associazione fra bassi livelli di vitamina D e un cattivo decorso dell’infezione è stata osservata a livello medico. Tuttavia, la ricerca non si ferma mai e, “se le cose andranno bene, per la fine dell’anno forse potremo avere un armamentario di strumenti studiati in protocolli seri fra i quali scegliere in base sia al paziente sia alla fase dell’infezione”.