Si va verso la zona gialla “rinforzata” ha promesso il capo del governo, Mario Draghi, a partire dal prossimo 26 aprile. “Un rischio ragionato” ha aggiunto, visti i numeri incoraggianti. In realtà a guardarli in modo tecnico i numeri sono in apparente contraddizione: calano i contagi e i ricoveri in terapia intensiva, ma aumentano anche notevolmente i decessi e gli ospedali registrano ancora circa duecento ingressi al giorno.
Ne abbiamo parlato con il professor Emanuele Catena, direttore Uoc di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, che ci ha confermato “un netto miglioramento per quanto riguarda la terapia intensiva, con ricoveri in calo, mentre il numero dei decessi rimane purtroppo alto, perché si tratta di persone ricoverate da tempo anche lungo”. Per il professor Catena “le decisioni del governo di andare verso le riaperture sono decisioni ragionevoli, supportate anche dai dati medici, ma la cosa fondamentale è che la gente non pensi che siamo usciti dalla pandemia, perché così non è, e decida che non valga più la pena vaccinarsi. Sarebbe un errore gravissimo”.
I dati relativi alla pandemia appaiono alquanto contrastanti. Come li spiega e come vede la situazione da dentro la struttura sanitaria dove lei opera?
La vedo in modo abbastanza ottimistico e con dati meno contrastanti di quanto appaiono. Dal mio punto di vista limitato all’Ospedale Sacco la situazione in terapia intensiva è in netto miglioramento. Fino alla settima scorsa avevamo 26-28 ricoverati, oggi ci troviamo davanti a 18 ricoverati. Quindi un sensibile miglioramento. Però le terapie intensive hanno bisogno di tempo per dimettere i pazienti ricoverati, magari da più di 20 giorni, cioè in fase di cronicizzazione della malattia.
Com’è l’andamento?
È normale che, a fronte di un miglioramento generale dei contagi, la curva delle terapie intensive scenda un pochino dopo. Mi aspetto che scenda ulteriormente a livello globale. Anche per quanto riguarda i decessi sarà l’ultimo picco a scendere. Abbiamo una mortalità nelle terapie intensive che oscilla tra il 30 e il 40%; nei prossimi giorni avremo ancora un certo numero di decessi.
È perché i decessi di oggi risalgono a ricoveri avvenuti un po’ di tempo fa?
Esatto. Nel pronto soccorso, ad esempio, oggi abbiamo una pressione molto ridotta. I decessi che purtroppo registriamo adesso sono i pazienti ricoverati da un certo tempo.
Mario Draghi ha promesso di andare verso la zona gialla, seppur rinforzata, con un certo livello di riaperture. Come valuta la situazione generale al di fuori di quella ospedaliera?
Mi sembra che l’atteggiamento di Draghi e del governo sia un atteggiamento ragionevole, si sta andando verso progressive riaperture, anche perché la situazione economica e sociale si è fatta per molti insostenibile. Ma è anche un atteggiamento di prudenza progressiva. Andare verso le riaperture ritengo sia ragionevole anche dal punto di vista sanitario, perché i numeri sembrano andare verso un trend favorevole.
Si sente tranquillo?
Non proprio: quello che mi fa paura è che tra la gente si diffonda la percezione che tutto è finito. Sarebbe sbagliato, potrebbe portare alcune persone a domandarsi se sia ancora il caso di vaccinarsi. Questo non deve succedere. È fortemente sbagliato pensare di essere alla fine della pandemia, perché non è così. È solo un trend di miglioramento, le vaccinazioni vanno fatte.
Guardando all’esempio di diversi paesi, poi, si può dire che la campagna di vaccinazione contribuisce alle riaperture?
Sì, ma non solo. La vaccinazione è un’ottima componente che ci incoraggia alla riapertura e dà una mano al miglioramento dei numeri, andando oltre tutto verso una stagione più favorevole. Abbiamo, poi, avuto la predominanza della variante inglese, caratterizzata da una forte contagiosità, e questo può aver contribuito a immunizzare in modo naturale molte persone, anche con decorso asintomatico. Sono tutti fattori che concorrono a portarci verso una situazione positiva.
Quindi, meglio non abbassare la guardia?
Assolutamente no. Va mantenuta la prudenza, la consapevolezza di ciascun cittadino che bisogna ancora tenere alta la guardia, proprio per poterci permettere una qualità di vita migliore.
(Paolo Vites)
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