I migliori dati giunti ieri in Lombardia e dal resoconto nazionale della Protezione Civile riguardano le terapie intensive con i numeri che finalmente scendono per la prima volta da settimane: lo aveva già annunciato sabato scorso nel bollettino assieme a Borrelli, il direttore del polo Emergenza della Fondazione Policlinico A. Gemelli Irccs, professor Massimo Antonelli «il picco non si è ancora esaurito e quello che abbiamo visto, anche se ora c’è una tendenza in calo, è frutto di ciò che è stato nelle precedenti tre settimane». Poi ieri è giunta la conferma anche dal Presidente Iss Brusaferro quando ha spiegato «la curva ha raggiunto il plateau e ora ha cominciato la discesa, finalmente anche per il numero dei morti. Sono tutti eventi di 2 settimane fa, il sistema si sta rallentando finalmente. Dato positivo va conquistato giorno dopo giorno, le misure sono efficaci se le seguiamo in maniera costante e ferrea: rispettiamo le misure, ci aiutano a far decrescere la curva».
Ma i dati importanti, oltre a quelli del contagio, riguardano per l’appunto anche le terapie intensive sulle quali il professor Antonelli ha messo a punto un fresco studio accurato sui primi 1300 pazienti assistiti in terapia intensiva al Gemelli di Roma: «Lunedì (oggi, ndr) verrà pubblicato su Jama il resoconto di uno studio sui primi 1.300 pazienti assistiti in terapia intensiva». Nel frattempo, gli aggiornamenti a ieri riportano di 3977 positivi al Covid-19 in terapia (-17 su sabato): sono il 3,1% dei casi totali, il 4,4% sui casi attualmente positivi.
I PRIMI RISULTATI DELLO STUDIO SULLE TERAPIE INTENSIVE
Secondo le anticipazioni che il Gemelli fa del nuovo studio pubblicato sulla rivista specializzata Jama, «tre quarti di loro, 874, avevano delle comorbidità in larga parte correlate a ipertensione e malattie cardiovascolari. Di questi pazienti, il 90% ha subito una ventilazione invasiva, cioè con intubazione tracheale, e il 10% la non invasiva». Secondo il report anticipato dal professor Antonelli, la mortalità in questo campione analizzato «è stata intorno al 15%, maggiormente concentrata tra i 65 e i 90 anni». Al Gemelli hanno avuto poi 152 pazienti in terapia intensiva nelle ultime tre settimane: «il 73% proveniva da Pronto soccorso e il 26% da altri reparti, pazienti che si sono aggravati».
L’impatto che arriva ricoverato in terapia intensiva, spiegava ancora Antonelli a margine del bollettino Protezione Civile del 4 aprile scorso, «non giunge solo dal territorio, quindi immediato nel Pronto soccorso, ma anche da pazienti che hanno inizialmente dei sintomi più contenuti, anche se impegnativi, e che ricoverati in ospedale possono deteriorare la condizione fino a rendere necessario il ricovero in terapia intensiva». Altri spunti che emergeranno dai risultati dello studio su Jama riguardano la degenza media dei pazienti in terapia intensiva: «circa 10 giorni e, nella maggior parte dei casi, più estendersi fino ai 15-20 giorni». In chiusura del report, il Direttore Antonelli ha poi chiarito come l’impatto non è solo dettato dalla «severità della patologia che dobbiamo trattare ma anche dal fatto che per la sua risoluzione, il controllo e il sostegno alle funzioni vitali ci sono lunghi periodi di ricovero che impattano anche sulla capacità di poter far fronte alle necessità di ricovero».