La Fondazione Gimbe torna a puntare il dito nei confronti della mancanza di dati per comprendere meglio l’epidemia di coronavirus. Il presidente Nino Cartabellotta, attraverso le colonne de il Messaggero, ha spiegato: «La mancanza di questi dati è inaccettabile. Da mesi stiamo chiedendo i dati sulle terapie intensive – ha aggiunto – ma neppure sappiamo se esistano. Ogni giorno viene semplicemente comunicato un saldo, che ci fa comprendere la percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva. Certo, è utile. Ma non basta. Paradossalmente quel numero è più basso se muoiono molti pazienti. Invece, avere un dato puntuale dei flussi in entrata e in uscita, aiuterebbe a comprendere meglio l’andamento dell’epidemia». Ad oggi non è quindi possibile sapere quanti pazienti entrano in terapia intensiva ogni giorno, in quanto l’unico dato pubblico è il saldo fra le terapie intensive al momento occupate, e le uscite dagli stessi reparti.
FONDAZIONE GIMBE E I DUBBI SUI DATI DI TERAPIA INTENSIVA. ANCHE BASSETTI…
Sulla questione dati ha espresso le sue perplessità anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: «Secondo me è un errore – dice, come riporta il sito Open – ma c’è un altro problema: non c’è omogeneità tra i dati delle diverse Regioni. Nei differenti territori si utilizzano criteri per la classificazione di un paziente in terapia intensiva o in sub intensiva, che non coincidono. Consideriamo solo chi è intubato? Chi ha la respirazione assistita con il casco come viene contato? Quali sono i criteri di ospedalizzazione? Da Regione a Regione ci sono parametri non uguali». Nel dettagli i nuovi ingressi nelle terapie intensive sarebbero circa il doppio rispetto al numero comunicato nei bollettini, e secondo quanto sostengono da alcuni esperti, fra cui lo stesso Bassetti, il dato reale parla di circa lo 0.5% dei contagi scoperti giornalmente, «esattamente da sabato 31 ottobre a sabato 7 novembre – scrive Mauro Evangelisti del Messaggero – sono stati occupati 841 posti in più di terapia intensiva, ma i pazienti che sono realmente finiti intubati sono circa 1.400–1.500». Cartabellotta conclude: «Servirebbero dati certificati e costanti»