Abituata a parlare delle sue battaglie politiche, Teresa Bellanova stavolta racconta il suo privato. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera parla infatti di Abdellah El Motassime, conosciuto come interprete in Marocco e poi diventato suo marito. Era il 1989 e la Federbraccianti la mandò a Casablanca per un congresso importante del sindacato del tabacco. Non era prevista la sua presenza, visto che non conosceva il francese, ma una defezione dell’ultimo minuto praticamente le ha cambiato la vita. «Appena atterrata a Casablanca ad accogliermi, oltre alla delegazione del sindacato marocchino, c’è questo giovane interprete, figlio di un importante dirigente del monopolio nazionale del Marocco».



Conobbe Abdellah El Motassime, rimasero in contatto e si rividero a Marocco, dove scoccò definitivamente l’amore. Ma l’ex ministro del Governo Conte II, ora sottosegretaria delle infrastrutture e della mobilità sostenibili nel Governo Draghi, mise subito in chiaro che non avrebbe lasciato l’Italia, «la battaglia politica per i braccianti e tutto il lavoro fatto nella Cgil». Qualche mese dopo fu lui a trasferirsi in Italia.



TERESA BELLANOVA E I SACRIFICI COL MARITO ABDELLAH

Una storia a lieto fine, ma per il marito è stata dura. Abdellah El Motassime ha dovuto rinunciare alla sua carriera già avviata per ripartire da zero con lei. «L’Italia non aveva e non ha alcun accordo col Marocco, per cui tutti i titoli di studio che aveva sono finiti in carta straccia». Al Corriere della Sera Teresa Bellanova spiega, dunque, che è dovuto ripartire dalla licenza media in Puglia. «Non abbiamo mai chiesto favori, abbiamo vissuto con il mio lavoro. Qualche tempo dopo sono rimasta incinta del nostro gioiello, Alessandro». L’esponente di Italia Viva spiega anche perché lei non si è iscritta alle superiori: «Dopo gli esami di terza media mia mamma si ammala e, con mio papà in Svizzera a finire di pagare le cambiali del terreno in cui aveva iniziato a lavorare da mezzadro, devo badare a lei e al resto della famiglia». Dalla scuola ai campi: turni interminabili, niente diritti. Ha lavorato, ad esempio, all’incassettamento dell’uva destinata soprattutto all’esportazione. «Tutta la vita concentrata in pochi metri quadri: la frutta, le cassette, i letti del dormitorio e un fornello per cucinarsi qualcosa, tutto assieme».



TERESA BELLANOVA E LA “CHIAMATA” DI RENZI

Teresa Bellanova al Corriere della Sera racconta anche del padre che voleva diventare carabiniere, ma non ci riuscì perché comunista. «Gli fu fatto intendere che a fare il concorso per entrare nell’Arma avrebbe solo perso tempo. Sono diventata comunista anche io». Ora è nel partito di Matteo Renzi, di cui non era sostenitrice. Entrò nel suo governo come sottosegretaria indicata dalla minoranza del Pd, al congresso aveva portato avanti la candidatura di Gianni Cuperlo. «Matteo non ha mai badato al fatto che non ero stata una sua sostenitrice. Senza questo atteggiamento, che purtroppo non c’è stato nel governo Conte, non avremmo raggiunto obiettivi incredibili come la legge sul caporalato». Dopo le sue dimissioni e quelle di Elena Bonetti si è parlato però del fatto che non siano intervenute. Lei ha rivelato che Renzi chiese loro di intervenire per prime. «Forse sono stata poco lucida io in quel momento: avremmo dovuto parlare di più, o quantomeno iniziare noi la conferenza stampa come ci aveva chiesto. Avremmo evitato che, dopo, si parlasse solo di questo e non dei motivi che ci avevano spinti a dimetterci».