È tutto da scrivere il futuro del centro. Dopo la rottura tra Italia Viva e Azione, si è parlato di campagne acquisti e avvicinamenti, ma al momento c’è poco di concreto. Intervistata da La Nazione, la renziana Teresa Bellanova ha spiegato: “In un percorso congressuale come quello che stiamo vivendo, l’importante non è parlare solo di nomenclatura e di assetti dirigenziali del partito, ma cercare di non allontanare in tanti militanti che credono in un processo riformista”.



L’ex ministra ha spiegato di lavorare per la “ramificazione di un partito all’interno di una comunità fatta di persone che credono in un progetto politico che dal congresso ci porterà verso le elezioni europee, un appuntamento dove ogni partito peserà la sua forza (si vota con il proporzionale, ndr) e noi ci dobbiamo arrivare preparati”. Il leader c’è, ma manca il gruppo dirigente: “Non sono tanto i dirigenti del partito da scegliere quanto il perimetro politico in cui si intende agire che è importante decidere. Credo non ci siano dubbi sulla nostra collocazione nel centrosinistra, per proseguire il nostro percorso politico chiaro anche davanti all’elettorato che fino a oggi ci ha sempre sostenuto. Le ipotetiche “sirene” del centrodestra non ci attraggono”, l’analisi di Teresa Bellanova.



Il punto di Teresa Bellanova

Nel corso del dialogo con il quotidiano, la Bellanova si è parlato di possibili nuovi arrivi da Forza Italia e del possibile avvicinamento di Italia Viva alla maggioranza Meloni: “L’accoglienza è da sempre la nostra cifra, ben vengano nuovi arrivi, ma sia chiaro che la nostra collocazione resta il centrosinistra e l’area riformista. D’altra parte, molti di noi, a partire dall’ex segretario Matteo Renzi, hanno lasciato il Pd perché stava assumendo posizioni troppo massimaliste e capisco che a destra si possa vivere lo stesso disagio da parte di esponenti di Forza Italia”. Tornando al rapporto con Azione di Calenda, la Bellanova ha posto l’accento sul percorso politico che poteva trovare una sintesi nella federazione: ” lo ho creduto che si potesse fare una lista unitaria alle Europee, ma una lista non può comunque diventare un processo politico di sintesi che ha necessariamente tempi più lunghi”.

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