Si è formalizzata da poco la nuova squadra di Ursula von der Leyen all’interno della (più o meno) rinnovata Commissione UE e tra i nomi presentati dalla ministra tedesca spicca tra tutti quello dell’ex ministra spagnola – fedelissima al premier Sánchez – Teresa Ribera: la sua delega è certamente una delle più prestigiose ed importati perché oltre ad occuparsi del criticatissimo Green Deal (ora chiamato ‘Transizione giusta’) ha ottenuto anche la nomina per la poltrona della ‘Concorrenza’, senza dimenticare che agirà in qualità di vicepresidente esecutivo della Commissione.
Tre ruoli – quelli di Teresa Ribera – che fino a pochissimi mesi erano occupati – dal lato ambientale – da Frans Timmermans (sostituito al volo da Wopke Hoekstra dopo il suo ritorno alla politica olandese) e – per l’antitrust – da Margrethe Vestager che erano al contempo entrambi vicepresidenti in seno alla von der Leyen; mentre ora tutte le loro enormi funzioni sono confluite interamente in mano alla spagnola che nei prossimi anni di governo europeo godrà di un mandato tra i più ampi dell’intero esecutivo.
D’altronde, Teresa Ribera non è certamente un politico di second’ordine dato che ormai tre mandati e un totale di oltre 6 anni ha affiancato Sánchez: inizialmente nel ‘solo’ ruolo di ministra alla Transizione ecologica e poi – dal 2020 a questa parte – anche per la gestione del rilancio economico spagnolo nell’era post pandemica; mentre prima di approdare al governo di Madrid aveva anche incassato ottimi consensi come alta funzionaria e negoziatrice estera, al punto da essere oggi uno dei volti più influenti dei Socialisti spagnoli.
Teresa Ribera e la battaglia per portare avanti il Green Deal: tra alleati e oppositori, non avrà vita facile
L’importanza attribuita da von der Leyen a Teresa Ribera va ricercata proprio nel suo curriculum perché ai vertici del governo spagnolo si è posta come ottima negoziatrice che tra imprese, aziende, popolazione e dettami europei; così come non va dimenticato che il suo peso si potrebbe anche ascrivere alla ferma volontà della presidente di conferire ai Socialisti (secondo gruppo in Commissione) dei ruoli di primaria importanze con il PPE vonderleyeniano che occupa una larga maggioranza delle deleghe di spicco.
Di fatto per ora è ancora incerta quale sarà la politica operata nei prossimi mesi ed anni di lavori in Commissione da Teresa Ribera, ma proprio oggi parlando con Ansa si è detta “certamente” convinta della volontà di portare avanti – e forse anche intensificare – gli sforzi per realizzare il criticato Green Deal; ma d’altra parte non va dimenticato che – quasi come un contrappasso deciso dalla von der Leyen – dovrà fare i conti anche con le conservatrici: è il caso del tedesco Peter Liese che guida la delegazione della Cdu in Commissione Ambiente e che ha Politico ha già intimato a chiunque di “proseguire inalterate le politiche di Timmermans”.
Similmente, la delega di Teresa Ribera potrebbe scontrarsi anche con (non poche) opposizioni da parte di commissari come Wopke Hoekstra, Jessika Roswall, Apostolos Tzitzikostas, Stéphane Séjourné e Dan Jorgensen – questo l’unico socialista dell’elenco – che hanno ottenuto incarichi sovrapponibili a quelli della spagnola tra le delegazioni su (in ordine) ‘Clima, Net Zero e Crescita pulita‘, ‘Ambiente, Resilienza idrica ed Economia circolare‘, ‘Trasporti e turismo sostenibile‘, ‘Politiche industriali‘ ed ‘Energia e Case‘: il rischio è di una sorta di stallo che causerà inevitabili mediazioni che – probabilmente – potrebbero ridurre il peso del Green Deal.