La nuova puntata di Le Ragazze parte con la testimonianza di Teresa Vergalli, che si presenta come “una ragazza degli anni ’40”. Cresciuta sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel pieno del periodo fascista, la donna racconta: “I miei genitori, a differenza di tanti altri, parlavano anche in mia presenza e in presenza di mio fratello, del fascismo. Mio padre era riconosciuto come anti-fascista perché non iscritto al fascio.” Così ricorda: “Sapevo che i fascisti, se arrestavano le staffette, le torturavano ma in modo davvero duro. Un fascista disse ‘Con me parlano anche i morti’. Io ero terrorizzata da quello, una staffetta raccontò di essere stata tagliuzzata ovunque e sulle ferite le veniva messo il sale. Ma questo è solo ciò che si vedeva, non tutto quello che le era stato fatto.” (Aggiornamento di Anna Montesano)
Chi è Teresa Vergalli la partigiana?
Teresa Vergalli tra le protagoniste della nuova stagione de Le Ragazze, il programma di Rai3 che racconta storie di vita di donne che sono state ventenni negli anni ’40, ’50, ’60, ’70, ’80, ’90 oppure giovani donne del nostro tempo che con le loro azioni e il loro sguardo hanno illuminato gli eventi più significativi del nostro Paese. Tra queste c’è sicuramente Teresa Vergalli, staffetta partigiana durante la Resistenza che durante la seconda guerra mondiale decise di non restare ferma, ma di reagire al potere dei padroni. “Allora c’erano i padroni e i poveri. Le donne invece, come diceva mia madre, contavano meno dei gatti” – ha raccontato la donna a FsNews.it facendo una riflessione profonda che tutti dovrebbero leggere.
“Sapete cosa vuol dire vivere senza la libertà? La libertà di leggere un libro che ti piace, di esprimere la tua opinione, di spostarti da una città all’altra, di avanzare diritti nei confronti dei padroni su trattamento e paga al lavoro. O senza la libertà di andare a scuola, un traguardo privilegiato che ai miei tempi era riservato a pochi? Ecco, il 25 aprile è il simbolo di queste piccole e grandi conquiste ed emancipazioni” – ha detto la partigiana a conferma di quanto la Festa della Liberazione del 25 Aprile sia importantissima per la storia del nostro Paese e dei cittadini.
Teresa Vergalli partigiana: “era normale essere sfacciatamente antifascisti”
La vita di Teresa Vergalli cambia improvvisamente. Un giorno le viene negata la possibilità di andare a scuola: “c’erano i bombardamenti, io frequentavo il secondo anno dell’istituto magistrale e, da un momento all’altro, non ho potuto più rivedere nessuno”. Nonostante il padre le dicesse di restarsene a casa al sicuro e di continuare a fare il suo dovere di studentessa, Teresa decide di fare tutt’altro. Sentiva forte dentro di sé il bisogno di contribuire alla libertà del suo Paese dai padroni. “A 16 anni, volevo contribuire a cambiare il mondo in cui vivevo, non pensavo ad altro, con le scuole chiuse e il rumore delle bombe in sottofondo” – racconta visibilmente emozionata la partigiana dalle pagine di FSNews.it condividendo anche il dolore di quegli anni. “Avevamo impressa sulla pelle l’avversione per quella violenza e le angherie che stavamo subendo, i rastrellamenti, i saccheggi, gli incendi, le uccisioni pubbliche. La nostra coscienza era alimentata da queste sensazioni, ed era normale essere sfacciatamente antifascisti” – precisa a gran voce Teresa che decise così, senza pensarci un attimo, di diventare staffetta.
“Con la mia bicicletta azzurra facevo da tramite con le formazioni partigiane nascoste in montagna, costituite anche da ragazzi che non volevano arruolarsi nella Repubblica di Salò e vivevano con documenti falsi, inseguiti dal regime e in estremo pericolo” – racconta la Vergalli che aggiunge – “andavo da Bibbiano a Canossa, nella provincia di Reggio Emilia: oltre 20 chilometri al giorno, andata e ritorno”.